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GIOVEDI DI PASQUA CON IL TEATRO SAN CARLO

IL TEATRO DI SAN CARLO SU RAI 5
Giovedì 9 aprile alle 18.00 in onda Carmina Burana di Carlo Orff
Partono anche i progetti didattici a distanza per i più piccoli

Carmina Burana di Carl Orff, tra gli spettacoli più applauditi al Massimo napoletano negli ultimi anni, torna in onda su Rai 5 giovedì 9 aprile alle 18.00.
Spettacolo di “arte totale” andato in scena nel 2013, è firmato da Shen Wei, artista a tutto tondo di origini cinesi ma newyorkese d’adozione, che ne ha curato coreografie, ideazione visiva, scene e costumi.
Per la prima volta, all’interno dell’opera di Carl Orff, sono stati eseguiti altri quattro brani tratti dal codice medievale “Cantiones Profanae” usato dal compositore tedesco, orchestrati sulle melodie originali dal direttore spagnolo Jordi Bernàcer che guida dal podio uno spettacolo avvincente che vede protagoniste tutte le forze artistiche del Teatro di San Carlo: l’Orchestra, il Coro il Coro di Voci Bianche e il Corpo di Ballo, con trentadue danzatori del Lirico e sette della Shen Wei Dance Arts.
Voci soliste sono il soprano Angela Nisi, il controtenore lham Nazarovil e baritono Valdis Jansons.
«I Carmina Burana – ha detto Wei – sono una partitura estremamente nota, immediata, in qualche modo svilita dalla sua estrema popolarità. Tuttavia, ascoltandola nel profondo, ho ritrovato la sua purezza e la sua bellezza autentiche, ed è questo ciò che voglio trasmettere al pubblico».
«Allestire questo spettacolo è stata per me una vera e propria sfida, nella quale ho curato i movimenti dei cantanti, i loro costumi, le scene e naturalmente le coreografie. Ma soprattutto, non essendoci un libretto vero e proprio, ho ideato una narrazione coreografica e visiva, nel rispetto della struttura originaria di Orff, in cui i movimenti si susseguono e si legano l’uno l’altro, descrivendo ciascuno una poesia o la sensazione della musica dei singoli canti». Tra riferimenti agli elementi naturali, al Medioevo, al Rinascimento, Wei ha immaginato in chiave contemporanea la sua personale versione dei “Carmina”, con ballerini come figure astratte – alcuni con costumi simili a una seconda pelle – e cantanti prigionieri in statue di cui diventano anima.

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