Quella spinta degli anni ’60 in Calabria a Mazzacurati, «gregario d’oro», che riscalda il cuore e diventa un racconto della storia del ciclismo italiano

 

Il valore della memoria e quella foto del Giro della Provincia di Reggio Calabria del 1962, che “riscalda il cuore”.La classica calabrese in passato ha avuto per protagonisti uomini che hanno scritto la storia del ciclismo.Dai campionissimi come Fausto Coppi, agli umili e preziosi gregari d’oro, come Italo Mazzacurati. Pedalate di passione per uno sport che richiede tanti sacrifici e dà tante belle soddisfazioni .Affascina e coinvolge i tifosi.Da sempre.E Facebook mi ricorda una bella storia del ciclismo d’altri tempi, raccontata da Marco Pastonesi sulla Gazzetta dello Sport del 10 febbraio 2009. Tutto nasce da un foto in bianconero e dallo scambio di mail tra il giornalista e lo scrittore ed autore televisivo Domenicantonio Minasi ,calabrese di Palmi,che voleva scoprire chi era il ciclista che stava spingendo il suo caro papà Gaetano.Pastonesi fece vedere la foto ad Alfredo Martini che gli disse:”E’ Italo Mazzacurati” e glielo confermò Giorgio Albani.Precisa poi Pastonesi:”Italo Mazzacurati, gregario — fra gli altri — di Vittorio Adorni e Felice Gimondi: qui in una foto del 1962, quando indossava la maglia dei Moschettieri (era l’Ignis, ma il commendatore Borghi, per ripicca, aveva cambiato maglia e sponsor). Abita vicino a Bologna, ma non sta bene». Da ragazzino grande appassionato di ciclismo ammiravo Italo, seguendo le storiche radiocronache di Mario Ferretti. Sottolineava nella mail il giornalista: “Mazzacurati navigava in fondo al gruppo, tendeva la rete, e quando un pesce grosso ci cascava, lui, l’Italo, era capace di mandarlo in rovina, fargli perdere fiducia e mezzore”.Minasi,si mise subito alla ricerca del ciclista e riuscì a rintracciarlo ad Ozzano (Bologna).Andò a trovarlo.Era avanti negli anni e anche molto malato. Ricorda Minasi:»Incredibilmente Italo ha trovato la forza di chiedermi come si chiamava quel mio papà che mi portava piccino sulle spalle a vedere il Giro di Calabria. E quando gli dico che Gaetano era il nome, si fa dare una penna e scrive traballante sopra la foto ’a Gaetano e Domenico. Mazzacurati Italo’. Per me incontrare Italo è stato come far rivivere per un attimo il dolcissimo mio papà Gaetano. Conserverò quella foto per sempre e auguro al ’Moro’ di saltare ancora una volta sui pedali della vita e riprendersi presto. Abbiamo bisogno di quelli come lui». Purtroppo 4 anni dopo ,il 13 dicembre 2013, Mazzacurati è venuto a mancare.Ricordi preziosi.Un ciclista che ha lasciato il segno, molto stimato ancora oggi da chi , come il famoso meccanico e produttore di biciclette «mondiali» Ernesto Colnago,l’ha conosciuto molto bene. Ho incontrato Ernesto Colnago a Cambiago (Milano),grazie ad un selfie che ho fatto tre anni fa davanti al suo stabilimento. Pubblicata la foto su Instagram e su Facebook,mi è subito arrivato da Roma un messaggio dall’amica Stefania Mazzacurati, responsabile della Segreteria del Direttore della Tgr:”Mimmo quando passi di nuovo davanti alla Colnago,vai a trovare il signor Ernesto e portagli i miei saluti”.Stefania era molto riservata. Non sapevo che Stefania era la figlia di un mio idolo del ciclismo .Che bella sorpresa! Ripasso qualche giorno dopo, mi fermo e citofono: ”Sono un giornalista della Rai, molto amico di Stefania Mazzacurati ”. Hanno subito aperto e mi è venuto incontro proprio il mitico Ernesto Colnago, io emozionato ,lui molto gentile ,aveva un bel ricordo di Italo e anche di Stefania “ragazzina vispa”. Ci siamo fatti la foto assieme e mi ha dato il permesso di fotografare tutti i ricordi di una vita di successi.L’ultimo il trionfo al Tour de France e il primo successo nella corsa più importante al mondo dello storico marchio italiano fondato da Ernesto Colnago nel 1954.Indimenticabile quell’incontro con un importante pezzo di storia del ciclismo italiano nel mondo.

Una foto, tanti ricordi che diventano racconti. Mi complimento con Domenicantonio Minasi anche per gli ottimi risultati culturali, come scrittore e come autore televisivo Rai molto apprezzato. Mi risponde ,mi ringrazia e aggiunge ” rivedere quella bellissima foto di mio padre e del grande Italo scalda il cuore. Di quella storia ho scritto un soggetto… un giorno, chissà… “.

Domenico Logozzo

UNA FOTO DEL 1962 RICHIAMA RICORDI E LA STORIA DEL CICLISMO

di Domenico Logozzo *

Il valore della memoria e quella foto del Giro della Provincia di Reggio Calabria del 1962, che “riscalda il cuore”. La classica calabrese in passato ha avuto per protagonisti uomini che hanno scritto la storia del ciclismo. Dai campionissimi come Fausto Coppi, agli umili e preziosi gregari d’oro, come Italo Mazzacurati. Pedalate di passione per uno sport che richiede tanti sacrifici e dà tante belle soddisfazioni. Affascina e coinvolge i tifosi. Da sempre. E Facebook mi ricorda una bella storia del ciclismo d’altri tempi, raccontata da Marco Pastonesi sulla Gazzetta dello Sport del 10 febbraio 2009.

Tutto nasce da un foto in bianconero e dallo scambio di mail tra il giornalista e lo scrittore ed autore televisivo Domenicantonio Minasi, calabrese di Palmi, che voleva scoprire chi era il ciclista che stava spingendo il suo caro papà Gaetano. Pastonesi fece vedere la foto ad Alfredo Martini che gli disse: “E’ Italo Mazzacurati” e glielo confermò Giorgio Albani. Precisa poi Pastonesi: “Italo Mazzacurati, gregario — fra gli altri — di Vittorio Adorni e Felice Gimondi: qui in una foto del 1962, quando indossava la maglia dei Moschettieri (era l’Ignis, ma il commendatore Borghi, per ripicca, aveva cambiato maglia e sponsor). Abita vicino a Bologna, ma non sta bene».

Da ragazzino grande appassionato di ciclismo ammiravo Italo, seguendo le storiche radiocronache di Mario Ferretti. Sottolineava nella mail il giornalista: “Mazzacurati navigava in fondo al gruppo, tendeva la rete, e quando un pesce grosso ci cascava, lui, l’Italo, era capace di mandarlo in rovina, fargli perdere fiducia e mezzore”. Minasi si mise subito alla ricerca del ciclista e riuscì a rintracciarlo ad Ozzano (Bologna). Andò a trovarlo. Era avanti negli anni e anche molto malato.

Ricorda Minasi: “Incredibilmente Italo ha trovato la forza di chiedermi come si chiamava quel mio papà che mi portava piccino sulle spalle a vedere il Giro di Calabria. E quando gli dico che Gaetano era il nome, si fa dare una penna e scrive traballante sopra la foto ’a Gaetano e Domenico. Mazzacurati Italo’. Per me incontrare Italo è stato come far rivivere per un attimo il dolcissimo mio papà Gaetano. Conserverò quella foto per sempre e auguro al ’Moro’ di saltare ancora una volta sui pedali della vita e riprendersi presto. Abbiamo bisogno di quelli come lui».

Purtroppo 4 anni dopo, il 13 dicembre 2013, Mazzacurati è venuto a mancare. Ricordi preziosi. Un ciclista che ha lasciato il segno, molto stimato ancora oggi da chi, come il famoso meccanico e produttore di biciclette «mondiali» Ernesto Colnago, l’ha conosciuto molto bene. Ho incontrato Ernesto Colnago a Cambiago (Milano), grazie ad un selfie che ho fatto tre anni fa davanti al suo stabilimento. Pubblicata la foto su Instagram e su Facebook, mi è subito arrivato da Roma un messaggio dall’amica Stefania Mazzacurati, responsabile della Segreteria del Direttore della Tgr: “Mimmo quando passi di nuovo davanti alla Colnago, vai a trovare il signor Ernesto e portagli i miei saluti”.

Stefania era molto riservata. Non sapevo che Stefania era la figlia di un mio idolo del ciclismo. Che bella sorpresa! Ripasso qualche giorno dopo, mi fermo e citofono: “Sono un giornalista della Rai, molto amico di Stefania Mazzacurati”. Hanno subito aperto e mi è venuto incontro proprio il mitico Ernesto Colnago, io emozionato, lui molto gentile, aveva un bel ricordo di Italo e anche di Stefania “ragazzina vispa”. Ci siamo fatti la foto assieme e mi ha dato il permesso di fotografare tutti i ricordi di una vita di successi. L’ultimo il trionfo al Tour de France e il primo successo nella corsa più importante al mondo dello storico marchio italiano fondato da Ernesto Colnago nel 1954.

Indimenticabile quell’incontro con un importante pezzo di storia del ciclismo italiano nel mondo. Una foto, tanti ricordi che diventano racconti. Mi complimento con Domenicantonio Minasi anche per gli ottimi risultati culturali, come scrittore e come autore televisivo Rai molto apprezzato. Mi risponde, mi ringrazia e aggiunge “rivedere quella bellissima foto di mio padre e del grande Italo scalda il cuore. Di quella storia ho scritto un soggetto… un giorno, chissà…”.

*già Caporedattore centrale TGR Rai

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