DIO CREO’ LA DONNA! – Editoriale Ottobre 2022

Editoriale ottobre 2022

Dio creò la donna!

L’ultima creazione di Dio è il suo capolavoro: la Donna. Papa Francesco in una delle sue tante omelie mette in risalto la figura della donna e in evidenza il fatto che nella nostra società essa non sia valorizzata come merita. «Senza le donne il mondo non sarebbe così armonico» aggiunge e precisa: «sembra fragile (la donna), ma è dura come una quercia».

La donna ha invero sempre rivestito un ruolo importante nella nostra vita e ha rappresentato, per un verso o per l’altro, una parte radiosa della storia dell’umanità. Le società matriarcali, egregiamente trattate nella famosa opera di J. J. Bachofen, “Myth, Religion and Mother Right” e nello studio di H. L. Morgan (ambito antropologico/etnologico), si collocano nel campo della storia delle culture, anche se volutamente obliterate, in quanto avrebbero offuscato, e probabilmente incrinato, la visione egocentrica del mondo patriarcale.

Tuttavia, la società matriarcale rappresenta pur sempre un aspetto illuminante della storia dell’umanità, nonostante le donne, garanti e fattrici della vita stessa, siano state nel tempo sistematicamente sottomesse dal potere maschile, ispirato dal fallocentrismo e dal solipsismo. Ecco, dunque, il motivo per cui nella nostra società quando viene alla ribalta una donna, apriti cielo! Il successo al femminile è tuttora un evento indigesto e suona l’allarme, nonostante oggi il mondo non sia più quello di prima.

Ahinoi, come cambiano le cose!

E non ce lo dice soltanto il nuovo singolo di Max B, ma ancor di più la dilagante diversità delle culture, tant’è vero che uno dei mantra più noti della comunità LGBT è che «il genere è uno spettro», cioè che non esistono solo un genere femminile e un genere maschile, ma uno spettro continuo di generi tra questi due estremi. Ma non divaghiamo: questo è un altro discorso alquanto impegnativo e va trattato in separata sede.

Tornando a noi, nell’odierna disamina riteniamo che l’allarme sarebbe comunque scattato, anche nel caso in cui al posto della dama ci fosse stato un cavaliere: conseguenza del preconcetto o pregiudizio ideologico. E sì, nell’uno e nell’altro caso ci troviamo di fronte a errori di valutazione e nella politica frequentemente si è soliti formare opinioni senza basarle su dati di fatto o facendo propria un’idea prevalente senza sottoporla ad alcuna analisi personale. Ci riferiamo, oggi più che mai, al pensiero unico, al primato dell’economia sulla politica ovvero, parafrasando Leopardi, a quel sudiciume universale che purtroppo ci ammorba.

Urrà, è quasi fatta!

Meloni, possibile premier in Italia, non rappresenta che il naturale avvicendamento delle forze politiche alla guida di un Paese democratico, ovvero l’essenza della democrazia. Sarebbe la prima donna a svolgere la funzione di presidente del Consiglio. Ebbè, qual è dunque il problema? Tanto per rimanere in Europa, Liz Truss è la terza donna a diventare prima ministra in UK dopo Margaret Thatcher e Theresa May; Sanna Marin, dolce premier finlandese, balla bene (cosa che infastidisce i pinzocheri) e governa altrettanto bene; la simpaticissima fiumana Kolinda Grabar-Kitarović è stata presidente della Croazia dal 2015 al 2020; Kaja Kallas è primo ministro dell’Estonia dal 26 gennaio 2021; Sophie Wilmès è stata primo ministro del Belgio dal 2019 al 2020; Angela Merkel, con tutti i pregi e difetti del merkelismo, è stata Cancelliere federale della Germania dal 22 novembre 2005 all’8 dicembre 2021; Katrìn Jakobsdòttir è primo ministro dell’Islanda dal 30 novembre 2017; Ingrida Šimonytė è dal dicembre 2020 primo ministro della Lituania; Erna Solberg è stata primo ministro della Norvegia dal 16 ottobre 2013 al 14 ottobre 2021; e, per non entrare anche nell´ambito delle regine regnanti, non menzioniamo la stimata regina Elisabetta d´Inghilterra, che ci ha lasciati da solo pochi giorni.

Morale della favola: la bravura e la capacità nelle alte cariche dello Stato non sono una questione di genere! È necessario farsene una ragione e gli esempi di cui sopra fanno testo, anche se, in realtà, crediamo che, tutto sommato, non sia soltanto il genere a far fermentare una parte del mondo politico, quanto i colori (non sinistri) della coalizione che ha vinto le elezioni.

Abraham Lincoln definì la democrazia «il governo del popolo, dal popolo, per il popolo». Forse oggidì, dato che le cose cambiano, non è più così: il popolo ormai fa solo da figurante al momento della scelta elettorale e poi a dirigere l’orchestra subentrano i poteri forti, le oligarchie partitiche, l’immancabile corruzione, la distorsione dell’opinione pubblica, lo svilimento della cultura politica… e non solo!

«Cambia il direttore, ma la musica è sempre la stessa» recita un noto adagio. Ma, vivaddio!, che sia questa la volta buona a far «cambiare musica». Nuovo direttore, anzi direttrice, e nuova orchestra ci fanno ben sperare! La sfida per Meloni sarà da una parte riuscire a equilibrare le differenti anime che compongono lo schieramento di destra, stante la complessa situazione geopolitica attuale, e dall’altra affrontare adeguatamente i problemi creati dal caro energia e dall’inarrestabile inflazione.

La donna è armonia, ricorda in sostanza Papa Francesco, e Meloni saprà certamente armonizzare anime e programmi di governo a dispetto dei tanti detrattori “nostrani e foresti”. E tanto per non fare nomi, mettiamo a capofila la ‘tutta poderosa’ frau Ursula Gertrud Von der Leyen per la ‘triste’ sortita: “Se in Italia va male…”. Beh, parafrasando dalle scritture sarebbe il caso di orare per le anime degli insolenti e dei menagrami: “Perdona loro perché non sanno quello che dicono”.

La grande occasione!

L’afflitto popolo, nel caravanserraglio della politica che ha ridotto questo Belpaese allo stato attuale, ha puntato tutto sull’ultima chance per potersi emancipare dal servaggio; il mondo produttivo e imprenditoriale ha già promosso Meloni nei Meeting di Rimini prima e del Forum Ambrosetti poi; Hillary Clinton la menziona con garbo: “Una rottura con il passato, ma Meloni [n.d.r.] va giudicata per quello che fa”; «Meloni? Preparata e affidabile» lo dice il quotidiano «Le Monde»; e, non ultimo per importanza, il rispettabile Financial Times su Giorgia nazionale scrive: “È la sua grande occasione”.

Or appunto, animo! non c’è da aver paura: H. Jackson Jr. Brown ci ricorda che niente è più costoso di un’occasione persa. Eppoi, perché non essere ottimisti? Noi lo siamo, eccome!

Giuseppe Arnò

direttore La Gazzetta italo brasiliana – http://rivistalagazzettaonline.info/

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