Peccato d’orgoglio e damnatio memoriae: le compositrici ritrovate di Enza Maria D’Angelo

 

Se per tanto tempo la storia della musica ha fatto silenzio sulle donne che si sono dedicate alla musica, ha fatto un torto ad oltre 600 compositrici, oggi dimenticate se non addirittura di cui si è volutamente negata l’esistenza stessa. Dettagli insignificanti?
Nella cultura medievale i trovatori itineranti, uomini o donne che fossero, potevano suonare liberamente nelle corti. Tra questi solo alcune donne seppero distinguersi. Nella musica medievale troviamo delle musiciste, ma sempre accanto a figure maschili che ne permisero la visibilità: Eleonora d’Aquitania, regina di Francia e poi d’Inghilterra, mecenate dei trovatori; Beatrix contessa di Dia e moglie di Guglielmo di Poitiers, forse la più alta tra le voci femminili della scuola trabadorica; Tibors de Sarenom, sorella di Raimbaut d’Orange e Maria de Ventadorn, moglie del trovatore Bernard; Hildegarde von Bingen, cosmologa, drammaturga, linguista, botanica e filosofa.
Tra Cinquecento e Seicento le musiciste erano semplicemente identificate come figlie, mogli o sorelle di uomini illustri. Parliamo di donne come Isabella Leonarda, “la Musa Novarese”; come lei anche Francesca Caccini, “la Cecchina”, è accolta nella corte medicea grazie alla notorietà di suo padre, Giulio, divenendo un’apprezzata musicista barocca.
A partire dal ‘600 le donne di buona famiglia rivelavano nella capacità di suonare la loro educazione raffinata, come “signore della musica”, non esattamente come musiciste. È il caso di Barbara Strozzi, che si esibiva con successo nei salotti nobiliari.
L’occasione di acquistare notorietà arriva per le musiciste con l’affermarsi del melodramma nel Seicento. Le donne che si conquistavano una notorietà erano però in antitesi con la morale comune, perché troppo distanti dall’ideale femminile. Un posto a parte occupa la compositrice francese Elisabeth-Claude Jacquet de la Guerre, la più importante musicista del Seicento.
Ma bisognerà aspettare il Settecento perché possano arrivare alla pubblicazione le composizioni di ben ventitré musiciste italiane.
All’inizio dell’Ottocento una donna, Maria Rosa Coccia, potrà definirsi propriamente “musicista”. Lei resta comunque senza occupazione nell’ambito musicale, perché le leggi vigenti vietavano alle donne di esercitare la professione nelle chiese e nei teatri di Roma.
Rimane da chiedersi se la damnatio memoriae sia un destino riservato alle donne o una conseguenza della presenza di un padre, un fratello o un marito talmente luminoso da relegare all’ombra la donna. Il pensiero va immediatamente a Nannerl Mozart, che riscuoteva lo stesso successo del fratello come enfant prodige nelle corti europee, ma interruppe presto la sua attività musicale; Fanny Mendelsshon, che pubblicò opere a suo nome, mentre si esibiva spesso eseguendo il repertorio del fratello; Clara Schumann, straordinaria pianista e compositrice talentuosa, nonché insegnante innovativa, che promuoveva insieme a Brahms la musica del marito.
Finalmente nel Novecento le donne cominceranno ad ambire ad un ruolo da protagonista, ed è il caso anche di musiciste  palermitane come  le  sorelle  Maria Giacchino Cusenza e Livia Giacchino Paunita, o anche Barbara Giuranna. Ma solo tra  gli anniOttanta e Novanta de Novecento le artiste si imporranno incontestabilmente e definitivamente negli scenari musicali, e saranno le star della musica conosciute in tutto il mondo. Finalmente le donne si affermano nel mondo musicale, non più come caso straordinario ma ordinario. Possiamo oggi citare compositrici come Amy Beach e Rebecca Clarke, o Nadia Boulanger e Sofia Guibaudolina, il soprano Maria Callas, la pianista Martha Argerich o la violinista Anne-Sophie-Mutter e la prima direttrice d’orchestra alla Scala, Susanna Malkki, per cui dobbiamo aspettare fino al 2011!
La conquista della cultura odierna è aver dato alle donne la possibilità di ricoprire determinati ruoli, senza che ci sia più necessità di porsi questioni sulla differenza di genere e su una presunta superiorità maschile in quanto a valore artistico.
Ormai è chiaro che la genialità non è una questione di genere!

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