Interventi del Portavoce FAIM Rino Giuliani all’Assemblea plenaria del CGIE, alla Farnesina

 

 

CGIE 3 luglio 2018 – Maeci-Sala Aldo Moro

Intervento del Portavoce FAIM Rino Giuliani

Il tema delle migrazioni con i suoi cicli è tornato all’ordine del giorno e in un modo o nell’altro è parte costituente dell’agenda sia delle forze politiche che di quelle sociali.

Lo è in modo tutto peculiare per una organizzazione quale la nostra che esprime una rappresentanza del mondo associativo degli italiani nel mondo ambendo ad avere un ruolo più incisivo nelle decisioni che investono la realtà sociale che il FAIM rappresenta.

Il giudizio che noi diamo sulla situazione non può non muovere dalle istanze che in modo autonomo portiamo avanti, senza aprioristici preconcetti verso le forze politiche ma anche senza alcun collateralismo, valutando rispetto agli obiettivi che ci siamo dati le azioni e i comportamenti .

Ovviamente seguiamo con grande interesse l’impegnativa azione del CGIE al quale attivamente partecipano numerosi dirigenti del FAIM.

L’azione dei governi degli ultimi venti anni hanno messo in evidenza la sostanziale residualità del tema “italiani nel mondo” sia dai programmi di governo che dalla pratica in sede legislativa e nell’azione degli esecutivi.

Della legislatura nazionale e dei risultati in sede parlamentare non si tratta di fare un bilancio quanto alla natura, qualità e quantità della normazione promossa e approvata grazie all’azione dei 18 parlamentari della “circoscrizione estero” e di esprimere giudizi sul rapporto fra aspettative e risultati raggiunti.

Bilancio e giudizi spettano soprattutto agli italiani nel mondo anche se come associazionismo non possiamo esprimere un giudizio di soddisfazione.

Oggi c’è un nuovo governo con impegni presi per gli italiani all’estero, un sottosegretario espressione di un movimento politico che si è sviluppato da radici associazionistiche. Confidiamo in confronti aperti , in azioni concrete, in attenzione e valorizzazione del mondo associativo che è alla base di ogni possibile rilancio del protagonismo degli uomini e delle donne delle nostre comunità all’estero

Tra le cose di possibile realizzazione ha ripreso vigore nei dibattiti quella della Conferenza mondiale degli italiani nel mondo.

Conferenza dell’emigrazione italiana nel secondo millennio o Conferenza mondiale degli italodiscendenti si vedrà sapendo che scegliendo un titolo si sceglie anche un punto di vista ed un punto di approdo . Vorremmo che presto si addivenisse ad una possibile calendarizzazione .

Come Faim siamo in grado di contribuire e contribuiremo in modo autonomo, originale con nostre proposte al più generale dibattito sulla nuova conferenza mondiale deglj italiani nel mondo.

Anche il CGIE, si è espresso favorevolmente per una nuova conferenza mondiale della quale si chiede che il governo si faccia promotore garantendo adeguato sostegno finanziario.

La precedente conferenza mondiale vide nella promozione e nello svolgimento della stessa un indiscusso protagonismo delle associazioni nazionali.

Perché la Conferenza non si trasformi in una palestra fra compagini partitiche, perché le diverse componenti compresenti nella realtà degli italiani nel mondo abbia il suo spazio e svolga il suo ruolo in sussidiarietà con le pubbliche istituzioni, la preparazione e lo svolgimento della stessa deve vedere sinergicamente operanti in un ruolo centrale l’associazionismo e i soggetti collettivi che fondamentalmente promanano o largamente derivano dallo stesso: i comites e il CGIE.

Anche a tal fine come FAIM intendiamo chiedere ai comites di aprire in modo ordinato una interlocuzione . Anche i comites nelle recenti elezioni, pur misurandosi con la scarsa propensione al voto degli elettori, hanno saputo rinnovarsi in diverse realtà.

Sul piano delle cose da fare, lo vediamo dalla discussione in corso oggi pomeriggio, c’è molto lavoro che si deve raccordare quanto a tempi di realizzazione e quindi a scadenze.

Come in ogni road map ci sono priorità che vanno collocate fra le prime cose da fare. Maggiormente quando in prima fila per attuarla ci sono realtà istituzionali con i tempi delle pubbliche amministrazioni. Lo deciderete voi opportunamente: dalla conferenza stato regioni cgie alla conferenza dei giovani , alla conferenza delle donne, alla conferenza mondiale ecc,. Si tratta di attività alle quali come FAIM siamo interessati e nelle qauli tutti nostri componenti presenti in cgie si sentono particolarmente impegnati

Come FAIM, in specie abbiamo chiesto di contribuire alla preparazione e alla l’organizzazione della Conferenza Stato Regioni Province autonome CGIE.

La L. 198/98 le da il compito di “indicare le linee programmatiche per la realizzazione delle politiche del governo, del parlamento e delle Regioni per le comunità italiane all’estero”. Lo scadenzario ministeriale colloca tale conferenza fra un anno circa, intorno alla fine del 2018.

Come FAIM siamo produttori di proposte che scaturiscono dalla discussione all’interno delle associazioni aderenti e che abbiamo avviate su tematiche predisposte dal coordinamento e successivamente validate dal dibattito e dalla discussione nel consiglio direttivo.

Quello che chiediamo e di essere partecipi dei processi che le istituzioni, Maeci e presidenza del consiglio intendono mettere in atto per la necessaria ripartenza del modo degli italiani all’estero e in tal senso il ruolo basilare di sussidiarietà qualificata che il Faim in quanto soggetto collettivo di rappresentanza sociale è in grado di garantire chiediamo venga sostenuto in analogia a quanto avviene con gli enti di promozione sociale presenti sul territorio italiano.

Anche dal parlamento ci aspettiamo e solleciteremo attenzione e interventi legislativi per l’associazionismo italiano all’estero vecchio e nuovo in transizione verso il futuro.

 

 

CGIE 4 luglio assemblea plenaria

Intervento di Rino Giuliani Portavoce FAIM

Il fenomeno della nuova emigrazione è, da molti punti di vista, una questione di rilievo nazionale.
Sulla entità, tipologie, dinamiche e trend di sviluppo della nuova emigrazione dall’Italia i dati sono eloquenti; il fenomeno, in forte crescita dall’inizio della crisi economica dell’ultimo decennio, ha ormai raggiunto livelli analoghi a quelli riscontrati nella seconda metà degli anni ’60. Quelli di un’emigrazione di massa. Il fatto che l’entità complessiva della popolazione emigrata sia lievitata di circa il 60% in dieci anni, passando da 3.6 milioni ad oltre 5 milioni e che i nuovi flussi di emigrazione si situino ormai intorno alle 300mila partenze ogni anno a partire dal 2014-2015, cambia radicalmente il nostro approccio precedente molto mirato sulle comunità integrate della vecchia emigrazione.
Si è aperta una stagione nuova che spinge a analisi e rivendicazioni, a nuova rappresentanza , nuove tutele e diritti da difendere.
Come FAIM (Forum delle Associazioni degli Italiani nel Mondo), abbiamo monitorato fin dalla sua nascita l’evoluzione della nuova emigrazione italiana fornendo un quadro statistico comparato con le rilevazioni dei paesi di accoglienza (in particolare in Europa e Australia) che danno un risultato sensibilmente più elevato degli espatrii dall’Italia rispetto a quanto si desume dai dati dell’Istat relativi alle cancellazioni di residenza.
Il rapporto tra i dati raccolti all’estero e quelli dell’Istat è mediamente di 3 ad 1, con punte di 4 a 1 ed oltre. Tali dati presentati già nell’aprile 2016 in occasione dell’assemblea di fondazione del FAIM, hanno costituito la base di riflessione e discussione per l’azione del CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’estero) nell’interlocuzione avviata con il MAECI e il Ministero del Lavoro sulle misure di orientamento da approntare per i nuovi migranti e, in generale, sono stati riconosciuti da importanti istituti di ricerca e, più recentemente, da ambienti del mondo sindacale e datoriale. Secondo queste stime, come sopra richiamato, la nuova emigrazione italiana viaggia al ritmo di quasi 300mila persone all’anno negli ultimi due anni (2015 e 2016). Di questi nuovi migranti, circa il 30% possiede una laurea e circa il 35% un diploma di scuola superiore, mentre oltre il 15% della nuova migrazione è composta da giovani al di sotto dei 15 anni, il che mostra che ad emigrare sono ormai non solo single, ma anche intere famiglie.
Il lavoro di approfondimento svolto nel 2017 e presentato nel convegno FAIM di Palazzo Giustiniani ha consentito di scendere ancora più nel dettaglio rispetto alle modalità di insediamento dei nuovi migranti, in gran parte caratterizzate da precariato e nomadismo sia all’interno dei singoli paesi, sia tra diversi paesi, nonché dalla presenza di una consistente componente che potremmo definire “proletaria”.
In quel convegno abbiamo registrato con soddisfazione la condivisione con la direzione generale degli italiani nel mondo circa la necessità di pensare ex novo ad un sistema di orientamento alla partenza e all’arrivo per questi nostri connazionali (in riferimento alla conoscenza del mondo del lavoro dei paesi di arrivo, dei locali sistemi di welfare, della tutela e dei diritti, sia in Europa che oltre Oceano), come impegno minimo che il nostro paese deve assumersi anche per mantenere con essi un legame positivo.
E’ questo un punto importante della nostra agenda di lavoro sul quale siamo in grado di dire la nostra su come attivare una rete di sostegno che parta dall’Italia e sostenga nei paesi di accoglienza i nostri emigrati e in molti casi anche le loro famiglie.
L’approntamento di un tavolo di lavoro tra CGIE, MAECI e MIN.LAVORO sul tema dell’orientamento e dell’accompagnamento della nuova emigrazione ci interessa in modo peculiare anche come occasione di valorizzazione e di diversificazione nel ruolo delle nostre associazioni presenti all’estero ma anche nelle regioni italiane.
Anche la possibile convenzione tra Patronati e Maeci di cui si è discusso n CGIE e il più ampio coinvolgimento dell’associazionismo di emigrazione in ogni politica attiva, rientrano in tale nuovo scenario.
Come Faim eravamo e siamo disponibili a contribuire a tali obiettivi con l’auspicio che le istituzioni vogliano avviarli con logica strutturale. Le nostre associazioni in ordine sparso dalla Germania al Belgio all’Inghilterra hanno già sperimentato, con proprie risorse, esperienze anticipatrici, buone pratiche degne di interesse. Come FAIM abbiamo inteso porre all’attenzione del mondo istituzionale, sociale e politico, il fatto che questi consistenti flussi di nuova emigrazione comportano un impoverimento delle risorse umane del paese e delle sue competenze, alimentando spreads importanti tra Italia e paesi di accoglienza. Recentemente, Confindustria, sulla base dei dati Istat, ha stimato in un punto di Pil la perdita annuale di patrimonio umano qualificato che se ne va dal paese. Se prendiamo in considerazione la media di arrivi registrati nei principali paesi di arrivo, si tratterebbe invece di circa 3 punti di Pil all’anno. Oltre 40 miliardi di Euro. Giovani italiani, un capitale sociale sul quale hanno investito famiglie e Stato che non accresce il nostro ma altri paesi e senza neanche i ritorni delle rimesse della vecchia emigrazione di un tempo.
Al di là della quantificazione monetaria del fenomeno è indubbio che il nuovo esodo comporti un impoverimento importante delle opportunità di sviluppo e del futuro del paese. Comprenderne le cause, cercare di contenerlo e di orientarlo con adeguate politiche attive capaci di coniugare la libertà di circolazione con gli obiettivi del sistema paese, costituisce quindi un compito istituzionale tra i principali. Se infatti consideriamo l’impatto dei nuovi flussi emigratori in particolare nelle aree interne e del Mezzogiorno e le proiettiamo a 1 o 2 decenni, potremmo dedurne una grave accentuazione di squilibri già esistenti e il rischio di un declino di intere zone del paese che non può essere compensato (o compensato solo in parte sia sul piano demografico, che su quello del bilancio delle competenze disponibili) dai flussi di immigrazione terzomondiale o dall’Est europeo.
La specifica congiuntura economica e politica globale, caratterizzata da tendenze contraddittorie tra processi di globalizzazione e crescenti resistenze a tali processi con il ritorno ad approcci nazionali, comportano infine una nuova attenzione sui diritti e delle tutele dei cittadini migranti in generale e, tra essi, dei nuovi migranti italiani, coinvolti, anche in ambito europeo, negli effetti di queste politiche, come le espulsioni (da Belgio e Germania) o da ciò che potrebbe comportare la Brexit per coloro che risiedono in Gran Bretagna, ma anche per coloro che vivono o decidono di trasferirsi in Australia o in nord America.
I nostri governi se ne devono occupare stabilmente.
Ci aspettiamo scelte pubbliche all’altezza dei cambiamenti che auspichiamo-
Come abbiamo avuto modo di dire anche nel passato, come FAIM, i governi si valutano sempre alla prova dei fatti .

 

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