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Ufficio Stampa 08/08/2019

TOSCA

di Giacomo Puccini

Arena di Verona

10, 16, 23, 29 agosto 2019 – ore 20.45

6 settembre 2019 – ore 20.45

Arena di Verona, Tosca, atto I ©Foto Ennevi/Fondazione Arena di Verona

Sabato 10 agosto alle 20.45 debutta l’ultimo titolo operistico del Festival 2019: Tosca di Puccini è pronta a risuonare nell’antico anfiteatro veronese nell’allestimento imponente e simbolico firmato da Hugo de Ana per regia, scene, costumi e luci. Saioa Hernández all’atteso debutto areniano, Fabio Sartori, Ambrogio Maestri, Hui He, Vittorio Grigolo e altre star mondiali dell’opera si alternano sul palcoscenico sotto le stelle per cinque recite mentre il direttore musicale Daniel Oren festeggia sul podio la sua serata numero 500 all’Arena di Verona.

Tosca è l’opera pucciniana più rappresentata in Arena dopo Turandot: dal 1937 i più grandi cantanti del Novecento hanno portato nello storico anfiteatro le loro interpretazioni degli indimenticabili personaggi dell’avvincente dramma di Sardou, riscritti dai fedeli librettisti Illica e Giacosa per l’esigente Giacomo Puccini. L’elenco anche solo parziale di essi è impressionante, comprendendo nomi quali Maria Caniglia, Gina Cigna, Gigliola Frazzoni, Magda Olivero, Raina Kabaivanska, Shirley Verrett, Eva Marton, Giovanna Casolla, Daniela Dessì, Fiorenza Cedolins come memorabili protagoniste, e tenori e baritoni di spessore storico quali Giuseppe Lugo, Franco Corelli, Giuseppe Di Stefano, Plácido Domingo, Carlo Bergonzi, Giacomo Aragall, Nicola Martinucci, Marcelo Alvarez, Fabio Armiliato, Tito Gobbi, Giangiacomo Guelfi, Giampiero Mastromei, Silvano Carroli, Piero Cappuccilli, Ingwar Wixell, Ruggero Raimondi.

La prima del 10 agosto coincide con la recita 111 dal 1937, nella fortunata produzione ideata dal maestro argentino Hugo de Ana nel 2006 e più volte ripresa con successo di pubblico e di critica. Una Roma spettacolare, simbolica, sacra e profana, cupa eppure dorata e lucente, sontuosa e verace, ricca di incensi e di colpi di scena: è questo l’ambiente creato dal regista, scenografo e costumista de Ana, in perfetto equilibro tra dramma intimo e sanguigno e celebrazione kolossal:

«Tosca in Arena […] per me rappresentava sicuramente una sfida. L’Arena, infatti, può essere uno spazio molto difficile, anche dispersivo, per un’opera che io considero intimista. Un’opera dove, prima di tutto, è importante capire la psicologia dei personaggi, per cogliere in maniera profonda le loro intenzioni drammatiche. Per fare questo ho voluto puntare su una teatralità di tipo cinematografico perché credo che, nel libretto di Illica, i modi in cui si sviluppa l’azione abbiano tutte le caratteristiche di una forma cinematografica. Come in un thriller, una sorta di noir, con un cocktail di politica, religione ma soprattutto di passione; passioni che, dall’inizio alla fine, agitano tutti i personaggi, in tutte le direzioni, non solo nel senso dell’amore e della gelosia.»

Tosca di fatto rappresenta il più potente e appassionato triangolo amoroso del melodramma, sullo sfondo di una Roma divisa tra le forze papali e quelle repubblicane guidate da Bonaparte: il grande teatro dei personaggi pucciniani si concilia perfettamente con la visione simbolica ma allo stesso tempo fedele alla dimensione storica originaria.

Quello di de Ana si conferma uno spettacolo godibilissimo, anche perché nei panni della grande diva romana Floria Tosca si avvicendano stelle come Saioa Hernández, reduce dal debutto alla Scala milanese con la prima di Attila e ora al suo atteso esordio areniano, e Hui He che festeggia i quindici anni di felice legame con il pubblico veronese (nelle serate del 23/8 e del 29/8). L’amato Mario Cavaradossi è affidato per le prime tre recite al tenore di fama internazionale Fabio Sartori (anch’egli impegnato recentemente in Scala a fianco di Hernández e Lisette Oropesa), quindi all’esuberante Vittorio Grigolo (per la recita del 29/8) e al poliedrico Murat Karahan (che il 6/9 aggiunge Tosca alla carrellata di ruoli debuttati e affrontati brillantemente nel Festival 2019 come Radamés, Don José e Manrico). Infine il lussurioso Barone Scarpia è il possente e nobile baritono Ambrogio Maestri, che torna a Verona a vent’anni dal suo debutto areniano e che per l’ultima serata si avvicenda con Claudio Sgura.

Il cast dei comprimari schiera voci di rilievo internazionale come i giovani bassi Krzysztof Bączyk e Romano Dal Zovo nei panni del fuggiasco rivoluzionario Angelotti e Biagio Pizzuti in quelli del Sagrestano. I fidi aiutanti di Scarpia, Spoletta e Sciarrone, sono interpretati rispettivamente da Roberto Covatta, Francesco Pittari e Nicolò Ceriani mentre il Carceriere è affidato a Stefano Rinaldi Miliani. Completa la locandina il Pastorello interpretato da giovanissime voci bianche: in questo ruolo sono previsti Enrico Ommassini e Vittoria Pozzani.

Le cinque recite di Tosca sono dirette da Daniel Oren, Direttore Musicale del Festival 2019, che il 29 agosto celebrerà la 500esima serata alla guida dellOrchestra areniana e del Coro preparato da Vito Lombardi, dopo l’esordio nel 1984 avvenuto esattamente sul podio di Tosca. Le forze artistiche e tecniche areniane si arricchiscono della collaborazione col Coro di voci bianche A.Li.Ve diretto da Paolo Facincani.

Repliche: 10, 16, 23, 29 agosto 2019, 6 settembre 2019 – ore 20.45

Un ringraziamento speciale a tutti gli sponsor dell’Arena di Verona Opera Festival che con il loro prezioso e immancabile contributo sostengono la mission di Fondazione Arena e il suo prestigioso Festival.

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10, 16, 23, 29 agosto 2019 (ore 20.45)

6 settembre 2019 (ore 20.45)

TOSCA

Melodramma in tre atti.

Libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa

Musica di Giacomo Puccini

Direttore Daniel Oren

Regia, scene, costumi e luci Hugo de Ana

Personaggi e interpreti

Tosca Saioa Hernández (10, 16/8 – 6/9)

Hui He (23, 29/8)

Cavaradossi Fabio Sartori (10, 16, 23/8)

Vittorio Grigolo (29/8)

Murat Karahan (6/9)

Scarpia Ambrogio Maestri (10, 16, 23, 29/8)

Claudio Sgura (6/9)

Angelotti Krzysztof Bączyk (10, 16, 23/8)

Romano Dal Zovo (29/8 – 6/9)

Sagrestano Biagio Pizzuti

Spoletta Roberto Covatta (10, 16, 23/8)

Francesco Pittari (29/8 – 6/9)

Sciarrone Nicolò Ceriani

Un carceriere Stefano Rinaldi Miliani

Un pastorello Enrico Ommassini (10, 16, 23/8)

Vittoria Pozzani (29/8 – 6/9)

ORCHESTRA, CORO E TECNICI DELL’ARENA DI VERONA

Coro di Voci bianche A.LI.VE. diretto da Paolo Facincani

Maestro del Coro Vito Lombardi

Direttore Allestimenti scenici Michele Olcese

A colloquio con Hugo de Ana

A cura di Fabio Zannoni

Con quali idee e prospettive si è avvicinato al progetto di un’opera come Tosca per il palcoscenico dell’Arena di Verona?

Mi è piaciuta molto l’idea di fare Tosca in Arena perché per me rappresentava sicuramente una sfida. L’Arena, infatti, può essere uno spazio molto difficile, anche dispersivo, per un’opera che io considero intimista. Un’opera dove, prima di tutto, è importante capire la psicologia dei personaggi, per cogliere in maniera profonda le loro intenzioni drammatiche. Per fare questo ho voluto puntare su una teatralità di tipo cinematografico perché credo che, nel libretto di Illica, i modi in cui si sviluppa l’azione abbiano tutte le caratteristiche di una forma cinematografica. Come in un thriller, una sorta di noir, con un cocktail di politica, religione ma soprattutto di passione; passioni che, dall’inizio alla fine, agitano tutti i personaggi, in tutte le direzioni, non solo nel senso dell’amore e della gelosia. Lo stesso Mario Cavaradossi ad esempio è più innamorato della sua opera, della sua arte, che di Tosca stessa perché lui come tutti gli artisti è un po’ egoista.

Dimensione spettacolare o più intimista. Quale il carattere che fa emergere in maniera più evidente?

Lo spettacolo grandioso, che gli spettatori dell’Arena si aspettano, deve cercare di non far smarrire il carattere intimo di quest’opera, che è soprattutto un’opera di personaggi.

Ci parli dei tre protagonisti.

Spicca con forza Scarpia, che è il fulcro di tutta l’opera. Responsabile della polizia di Roma, molto potente e molto megalomane: è un personaggio che io amo molto perché assume i connotati di un essere assolutamente umano, di un uomo che quando arriva al potere finisce per essere distruttore non solo degli altri ma anche di sé stesso.

Così Tosca è la diva di Roma in quel momento, è un personaggio ambiguo in cui convivono religiosità e trasgressione. Un’ambiguità evidente nel suo rapporto con Scarpia: lei in fondo è attratta dal potere di quest’uomo, non vuole sfidarlo, cade semplicemente nella sua trappola. Ma Tosca è un’attrice, e qui Puccini ha avuto una grandissima intuizione, nel fare di lei un’attrice nella vita ma anche nell’opera: lei recita sulla scena anche parti che non le appartengono. Quando nella scena della fucilazione afferma: “Com’è bello il mio Mario. Là! Muori, ecco l’artista”: è una citazione da diva del teatro; così lei recita, comincia a fare la civetta, quando intona “Non la sospiri la nostra casetta”. Traspare qui il mondo delle grandi dive, del teatro e dell’opera dell’epoca di Puccini, che sapevano portare il loro personaggio anche fuori del palcoscenico.

Emergono così caratteri complessi e in tal senso la versione di Illica è molto ben scritta e ben curata nella psicologia dei personaggi.

Per me nella complessa relazione tra Tosca e Scarpia c’è una forte componente sadomasochistica, in un rapporto di amore-odio: vittima e carnefice si uniscono in una specie di grande amplesso, i cui ingredienti sono sangue, amore e morte, fino al punto che Tosca, colpendolo col pugnale, grida “Questo è il bacio di Tosca!”, e poi ancora, “Ti soffoca il sangue!”.

La figura di Mario Cavaradossi è quella di un figlio dell’Illuminismo; non è tanto un idealista, egli è imbevuto dello spirito rivoluzionario, che ha respirato direttamente dall’ambiente parigino in cui era cresciuto. Si era quindi messo a dipingere per essere accettato a Roma, per non essere malvisto dalla Corte borbonica. Nello stesso tempo sa guardare più lucidamente la realtà: mentre Tosca crede che riuscirà a liberarlo, egli non è mai convinto che non sarà ucciso e che si salverà; nel suo canto c’è sempre un fondo di amarezza, di negatività.

Qual è la Roma in cui si muovono i personaggi? Quali le scelte scenografiche?

Ho cercato il più possibile di puntare su un’atmosfera simbolica, più astratta, cercando di tirare fuori il gioco delle intenzioni psicologiche dei personaggi. Anche per l’ambientazione scenografica sono partito da un’idea simbolica, con frammenti di Castel Sant’Angelo: questa grande testa della statua dell’Angelo, con un braccio spezzato e la spada alzata, che in qualche maniera ci unisce dall’inizio alla fine dello spettacolo. Assieme a questa immagine, che farà da filo conduttore, ci saranno, nelle parti laterali, trincee con cannoni, a simbolizzare la situazione di una guerra sempre presente, di una città costantemente in guerra.

Sarà quindi una narrazione realistica?

La rappresentazione non può per me essere realistica. Il momento del Te Deum ad esempio, non è tanto un’immagine di fasto e di potenza reale (non si poteva certo preparare tutto in due minuti!), è piuttosto una specie di allucinazione, una grande visione di Scarpia in quel momento del suo grande potere.

Quale quindi il ruolo della religione nella vicenda?

La religione qui fa come da sfondo alle vicende dei nostri protagonisti: Tosca non è Don Carlo, neanche Aida, dove le figure dei sacerdoti avevano un peso. Puccini non aveva lo stesso concetto della religione che aveva Verdi. Ma non penso che lui abbia voluto dare un’interpretazione particolare della Controriforma, della Chiesa, del Vaticano, nemmeno di dare un’immagine negativa della religione stessa: sta semplicemente sullo sfondo della Storia.

Per quanto riguarda l’ambientazione storica?

Tosca è anche un’opera indissolubilmente legata alla sua epoca storica, che per me non ammette trasposizioni. La storia è qui molto presente, con gli echi della battaglia di Marengo: il fatto storico, vero, con una data precisa, che viene anche annunciato, che fa da sfondo alla situazione drammatica.

I costumi sono quindi assolutamente del periodo, anzi qualcuno è una vera e propria copia di costumi napoleonici. Sono decisamente tradizionali.

Nonostante la scelta di una narrazione in chiave simbolica non c’è spazio quindi per trasposizioni, anche allusive, ad altri luoghi o altre epoche che non siano quelli del libretto?

Ripeto: Tosca è un’opera troppo legata al periodo ed è molto difficile trasferirla in altro luogo o altro spazio. Non me la sentirei quindi di far indossare ai soldati dei costumi nazisti com’è di moda oggi, perché l’atmosfera che voglio far respirare e di questo Ottocento in guerra. C’è sì chi ha realizzato, a New York, un Rigoletto con un’ambientazione mafiosa: era molto bello, funzionava, ma era per un altro tipo di pubblico che si aspettava una proposta sperimentale.

Non è che il pubblico dell’Arena voglia sempre e assolutamente la tradizione ma vuole essere come tranquillizzato, nel momento in cui inizia lo spettacolo. Penso che anche qui si possa gradualmente portare una concezione più moderna dello spettacolo, senza allontanarsi troppo da ciò che rassicura lo spettatore.

SAIOA HERNÁNDEZ

Soprano

Nata a Madrid, Saioa Hernández, studia canto con Santiago Calderon, Vincenzo Scalera, Renata Scotto e Montserrat Caballe; attualmente studia con Francesco Pio Galasso.

Vince diversi concorsi internazionali di canto tra i quali “Manuel Ausensi” nel 2009 e “Jaume Aragall” nel 2010.

Dal suo debutto al Teatro alla Scala di Milano come Odabella in Attila di Verdi per l’inaugurazione della stagione 2018-2019 si distingue nel circuito lirico internazionale come una delle cantanti più interessanti.

Si esibisce in numerosi importanti teatri come l’Opera National du Rhin, il Teatro Massimo di Catania, il Grand Theatre di Ginevra, il Teatro Verdi di Trieste, il Teatro Municipal do Rio de Janeiro e la Greek National Opera e in Asia, dove interpreta i grandi ruoli del repertorio italiano come Tosca, Giorgetta e Nedda con la Korean National Opera di Seoul.

Recentemente interpreta il ruolo del titolo ne La Wally di Catalani, al Teatro Municipale di Piacenza, Pavarotti di Modena e Valli di Reggio Emilia.

Nella scorsa stagione, debutta nei ruoli verdiani di Leonora ne Il Trovatore al Teatro San Carlo di Napoli, Amelia in Un Ballo in maschera a La Coruña ed Aida in tournée in Oman col Teatro Regio di Torino; è protagonista in Francesca da Rimini di Zandonai all’Opera National du Rhin, canta nel ruolo del titolo ne La Gioconda di Ponchielli a Piacenza e in Tosca di Puccini al Teatro Regio di Parma.

È Norma nell’omonima opera di Bellini al Teatro Verdi di Trieste, al Bellini di Catania, e al Verdi di Padova e al suo debutto in Australia al Melbourne Recital Center. Interpreta Imogene ne Il Pirata di Bellini a Rio de Janeiro ed in Catalogna; debutta a Ginevra come Mathilde in Guillaume Tell di Rossini; canta nel ruolo del titolo in Zaira di Bellini a Martina Franca e in Luisa Miller di Verdi a Trieste; è Violetta ne La Traviata di Verdi a Savona. Debutta inoltre nei ruoli pucciniani di Suor Angelica, Mimí, Cio-Cio-San, di Micaela in Carmen di Bizet, di Rosalinde ne Il Pipistrello di Strauss, di Fiordiligi in Così fan tutte di Mozart e di Gilda in Rigoletto di Verdi.

Svolge un’intensa attività concertistica.

Debutta al Festival areniano 2019 come protagonista di Aida e di Tosca.

MURAT KARAHAN

Tenore

Murat Karahan si diploma presso la TED all’Ankara College. Nel 1996 inizia a studiare presso la Facoltà di Musica e Spettacolo della Bilkent University.

Inizia a lavorare presso l’Ankara State Opera and Ballet come artista solista, perfezionandosi nel frattempo all’Accademia di Santa Cecilia con Bruno Cagli e Renata Scotto nel 2009.

Diviene artista ospite regolare presso l’Opera Nazionale lettone nel 2012, Karahan esegue più di 50 ruoli principali in produzioni quali Lucia di Lammermoor di Donizetti, La Bohème e Manon Lescaut di Puccini, La Traviata e Il Trovatore di Verdi. Nel 2014 è scelto come miglior artista maschile dell’anno per i Donizetti Classical Music Awards. Nel 2014 debutta ne Il Trovatore e in Manon Lescaut in Francia.

Canta alla Deutsche Oper di Berlino nel 2015 nel ruolo di Alfredo ne La Traviata, successivamente interpreta i ruoli principali ne La Bohème, La Traviata e Carmen di Bizet al Teatro Bol’šoj di Mosca.

Come Manrico riscuote grande successo al Festival Verdi di Parma, al Festival di Macerata e alla Deutsche Oper di Berlino. Nel 2017 interpreta Il Trovatore, Manon Lescaut, Carmen, Tosca, Madama Butterfly e Turandot di Puccini, e Nabucco di Verdi in importanti teatri come la Staatsoper di Vienna, il Teatro Bol’šoj di Mosca, la Bayerische Staatsoper di Monaco, il Teatro San Carlo di Napoli e l’Opera di Salerno.

Nel 2018 si esibisce alla Deutsche Oper di Berlino, al Bol’šoj, alla Staatsoper di Vienna e al Teatro Nazionale Finlandese; diventa direttore generale amministrativo e artistico del Teatro dell’Opera di Stato in Turchia, continuando parallelamente la sua attività di cantante solista.

Si esibisce in molti concerti con compagini strumentali, come l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, l’Orchestra Sinfonica Čajkovskij di Mosca, l’Orchestra Lirica Nazionale di Liepaja, l’Orchestra Sinfonica di Tiran, l’Orchestra Filarmonica di Baden, l’Orchestra Sinfonica Presidenziale, l’Orchestra Sinfonica Bilkent, la Istanbul State Symphony Orchestra, l’Antalya State Symphony Orchestra e la Çukurova State Symphony Orchestra.

Al Teatro Filarmonico debutta nel 2017 in Tosca nel ruolo di Mario Cavaradossi.

Debutta all’Arena di Verona nel 2016 come Manrico ed è Calaf in Turandot nel 2018.

Ritorna per il Festival areniano 2019 nel ruolo di Manrico ne Il Trovatore, quindi come Radamés in Aida (esordio nel ruolo), come Don José in Carmen e infine come Cavaradossi in Tosca.

Ambrogio MAESTRI

Baritono

Nato a Pavia, Ambrogio Maestri studia canto e pianoforte.

Il suo debutto avviene nel 2001 con Falstaff di Verdi, diretto da Riccardo Muti con la regia di Giorgio Strehler, che lo vede protagonista al Teatro la Scala di Milano e allo storico Teatro Verdi di Busseto.

La collaborazione con Muti lo porta, nei tre anni successivi, ad interpretare alla Scala alcuni dei più emblematici ruoli verdiani quali Jago in Otello, Renato in Un Ballo in maschera, Don Carlo di Vargas ne La Forza del destino e Giorgio Germont ne La Traviata.

Ospite dei più prestigiosi teatri mondiali, prosegue il suo percorso verdiano interpretando il Conte di Luna ne Il Trovatore, Amonasro in Aida, Rolando ne La Battaglia di Legnano, Simon Boccanegra, Rigoletto e Nabucco.

All’interno di una carriera ricca di ruoli e soddisfazioni, Maestri continua a portare il personaggio di Falstaff su tutti i più importanti palcoscenici.

Nel 2006 incontra per la prima volta il personaggio di Dulcamara ne L’Elisir d’amore di Donizetti all’Opéra di Parigi.

Seguono gli anni in cui Maestri si confronta con Puccini e con il Verismo: debutta Tosca a Torre del Lago, Cavalleria rusticana di Mascagni al Metropolitan di New York e Pagliacci di Leoncavallo alla Scala di Milano.

Nel 2012 il regista Ferzan Ozpetek, che l’aveva diretto nella produzione di Aida del Maggio Musicale Fiorentino, gli offre un ruolo nel suo film Magnifica presenza.

La collaborazione decennale con l’Arena di Verona lo porta a festeggiare nella stagione 2012 le cento recite dell’amatissima Aida.

Il 2013, bicentenario verdiano, consacra Maestri come il Falstaff di riferimento; interpreta Sir John al Teatro alla Scala, all’Opéra National de Paris, all’Opernhaus di Zurigo, al Festival di Salisburgo, a Monaco di Baviera, a Tokyo, festeggiando la duecentesima recita al Metropolitan di New York.

Sempre nel 2013 è Amonasro alla Scala e a Tokyo e Simon Boccanegra al Teatro Regio di Torino.

Recentemente si esibisce in Pagliacci a Vienna e al Metropolitan di New York, Tosca a Barcellona e Vienna, Otello al Teatro Regio di Torino e Aida all‘Opera di Roma; Falstaff alla Scala di Milano, a Monaco, ad Amsterdam con la Royal Concertgebouw Orchestra, a San Paolo del Brasile, al Teatro Colón di Buenos Aires e a Chicago, Cavalleria Rusticana a Salisburgo, Don Pasquale di Donizetti al Metropolitan di New York.

All’Arena di Verona, dopo il suo debutto del 2000 ne La Forza del destino, canta Il Trovatore nel 2001 e nel 2002, Aida dal 2001 al 2016, Nabucco dal 2003 e nelle successive edizioni fino al 2015, La Traviata nel 2004 e nel 2007.

Nel 2018 interpreta Amonasro e ritorna per il Festival areniano 2019 nel ruolo di Scarpia in Tosca.

DANIEL OREN

Direttore d’orchestra

Dotato di un talento naturale e precocissimo, Daniel Oren perfeziona i suoi studi in Europa, dedicandosi quasi esclusivamente alla direzione d’orchestra e nel 1975 vince il prestigioso Concorso «Herbert von Karajan» riservato a giovani direttori d’orchestra; inizia così, per il giovane artista, una carriera internazionale.

Dopo il debutto negli Stati Uniti, con la partecipazione al Festival dei Due Mondi nel 1978, la fama di Oren si consolida anche in Italia: gli viene infatti affidata la direzione stabile dell’Opera di Roma e, successivamente, del Teatro Verdi di Trieste dove recentemente viene nominato Direttore musicale, del San Carlo di Napoli e del Carlo Felice a Genova. Negli ultimi anni il Maestro israeliano continua a dirigere con successo nei maggiori teatri italiani, coltivando nel contempo stretti rapporti di collaborazione con i più autorevoli teatri europei e americani, tra cui: Metropolitan di New York, Covent Garden di Londra, Staatsoper di Vienna, Colón di Buenos Aires, Teatro dell’Opera di Tokyo, Opera House di Houston, Dallas, San Francisco e l’Opéra-Bastille di Parigi dove ottiene un successo senza precedenti con Leo Nucci, Roberto Alagna e Angela Gheorghiu.

Alla predilezione per la lirica, con un repertorio che abbraccia la maggiore produzione romantica e verista italiana, affianca la passione per la musica sinfonica, nella quale riscuote grande successo alla guida di importanti orchestre come quella dell’Accademia di Santa Cecilia a Roma, l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, la Filarmonica d’Israele, la Filarmonica di Berlino e le orchestre radiofoniche di Monaco, Colonia, Stoccarda, Francoforte, Berlino e molte altre.

La sua partecipazione, con Nabucco di Verdi, alla stagione inaugurale della Nuova Opera di Israele nel dicembre 1994 rappresenta un momento particolarmente significativo nella carriera di Oren: questo evento musicale riesce a far collimare la sua passione per l’universo operistico e l’amore per la sua terra d’origine; la musica infatti, per lui, rappresenta il miglior veicolo per la pace, la tolleranza e l’unico linguaggio che accomuna l’umanità.

È Direttore Artistico del Teatro Verdi di Salerno per il quale dirige molti titoli nel corso della stagione operistica. È inoltre ospite regolare a Parigi, alla Royal Opera House Covent Garden di Londra così come a Tel Aviv, Verona, Firenze, Madrid, Colonia e Barcellona.

Nel 2018 dirige Aida di Verdi alla Scala di Milano.

Al Teatro Filarmonico di Verona è presente dal 1984 al 2004 con sei concerti.

All’Arena di Verona debutta con la direzione di Tosca di Puccini nel 1984 e da allora è sul podio veronese ogni anno, fino a diventare uno dei direttori più presenti nei cartelloni areniani non solo per titoli verdiani, con le sue diciotto edizioni di Aida dal 1985 al 2018, nove di Nabucco dal 1989, Otello nel 1994, Un Ballo in maschera nel 1998, Il Trovatore nel 2001 e 2016, ma anche delle pucciniane Tosca con tre edizioni (1984, 1990 e 2006), Madama Butterfly nel 2004, La Bohème nel 2005, Turandot del 1995, 2009, 2014, 2018, ancora Carmen di Bizet nel 1995, 1996, 2008 e Don Giovanni di Mozart nel 2012; oltre ai titoli di opera nel 2013 dirige anche il Gala Domingo-Operalia; nel 2014 la serata Plácido Domingo canta Verdi. Nel 2015 è sul podio dell’Arena con Roméo et Juliette di Gounod, nel 2016 con Il Trovatore e nel 2017 con la IX Sinfonia di Beethoven.

Torna per il Festival areniano 2019 per dirigere La Traviata, Aida, Carmen e Tosca.

FABIO SARTORI

Tenore

Fabio Sartori si diploma in canto al Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia. Nel 1996 debutta al Teatro La Fenice interpretando La Bohème di Puccini.

Partecipa all’apertura della stagione 1997-1998 del Teatro alla Scala con Macbeth di Verdi diretto da Riccardo Muti e torna nel Teatro milanese per la Messa da Requiem di Verdi, ancora con Muti. Nella stessa stagione canta nelle produzioni inaugurali della Fenice di Venezia e del Comunale di Bologna. Nel 1998 debutta due importanti ruoli verdiani: quello di Gabriele Adorno in Simon Boccanegra al Teatro Comunale di Bologna e in Don Carlo sempre a Bologna ed al Teatro Regio di Parma.

Nel 1999 si esibisce per la prima volta a Berlino in Simon Boccanegra con la direzione di Claudio Abbado; lo stesso anno è alla Staatsoper di Vienna con Linda di Chamounix di Donizetti e alla Lyric Opera di Chicago con I Capuleti e i Montecchi di Bellini.

Nel 2009 torna alla Scala con I Due Foscari di Verdi e canta in Simon Boccanegra a Zurigo, Berlino e Vienna.

La sua carriera si consolida progressivamente e il suo repertorio si arricchisce dei più celebri ruoli tenorili in opere quali Werther di Massenet, Norma di Bellini, Madama Butterfly, Gianni Schicchi e Tosca di Puccini, Adriana Lecouvreur di Cilea fino ad approdare a Pagliacci di Leoncavallo.

Non trascura i grandi titoli del repertorio donizettiano Anna Bolena, L’Elisir d’amore, La Favorita, Linda di Chamounix, Lucia di Lammermoor, Maria Stuarda e mai dimentica il suo amore per i grandi capolavori verdiani: Aida, Attila, Don Carlo, Falstaff, I Due Foscari, I Lombardi alla prima Crociata, I Masnadieri, Jérusalem, Luisa Miller, Macbeth, Nabucco, Oberto Conte di San Bonifacio, Rigoletto, Un Ballo in Maschera titoli ai quali si aggiunge di recente Il Trovatore.

Ospite dei più prestigiosi Teatri di tradizione italiani ed internazionali (Vienna, Londra, Berlino, Parigi, Barcellona, Madrid, San Pietroburgo, Mosca, Pechino, Tokyo), quest’anno si onora del privilegio di partecipare all’inaugurazione del Teatro alla Scala con cui ha un sodalizio artistico molto intenso, che si è concretizzato nella partecipazione alle celebrazioni verdiane del 2013 e alle tournée a Buenos Aires con Messa da Requiem e a Mosca, Taipei e Seoul con Simon Boccanegra.

Lavora con i più grandi direttori d’orchestra, tra i quali Zubin Mehta con il Maggio Musicale Fiorentino, alla Scala e a Zurigo, Daniel Oren al Covent Garden e alla Scala nella storica produzione di Aida di Franco Zeffirelli, Daniel Barenboim alla Staatsoper di Berlino e Gianandrea Noseda con cui partecipa alla tournée del Teatro Regio di Torino al Teatro Mariinsky di San Pietroburgo.

Al Teatro Filarmonico nel 2008 canta nelle opere verdiane Oberto, Conte di San Bonifacio e Attila.

All’Arena di Verona debutta nel 2007 in Nabucco di Verdi e ne La Bohème di Puccini.

Nel 2013 prende parte alla nuova produzione di Aida, canta il Requiem verdiano e partecipa al Gala della lirica condotto da Antonella Clerici e trasmesso in televisione.

Nel 2014, 2016 e 2017 è Radamès in Aida.

Torna per il Festival lirico 2019 per interpretare Cavaradossi in Tosca.

CLAUDIO SGURA

Baritono

Claudio Sgura è ospite abituale dei più prestigiosi teatri del mondo e si è affermato come uno degli interpreti di riferimento nel repertorio verdiano, pucciniano e verista.

Nel 2006 è tra i vincitori del prestigioso concorso lirico “Voci Verdiane” a Busseto e già nell’anno successivo debutta al Teatro alla Scala di Milano col ruolo di Sharpless in Madama Butterfly di Puccini con la direzione di Myung Whun Chung. Torna alla Scala nel 2011 per Cavalleria rusticana di Mascagni con la direzione di Daniel Harding e nel 2016 per La fanciulla del West di Puccini diretto da Riccardo Chailly.

La sua brillante carriera lo porta poi ad esibirsi nei teatri più importanti di tutto il mondo: Covent Garden di Londra, Staatsoper di Vienna, Opéra National di Parigi, Bayerische Staatsoper di Monaco, Sydney Opera House, La Fenice di Venezia, Opera di Roma, Teatro San Carlo di Napoli, ottenendo ovunque consensi di pubblico e critica.

Fra i successi più recenti ricordiamo La fanciulla del West alla Staatsoper di Amburgo, Tosca (sempre di Giacomo Puccini) al Metropolitan di New York, al New National Theater di Tokyo, all’Opera di Stoccolma e all’Opera di Oslo, La fanciulla del West al Teatro San Carlo di Napoli, Simon Boccanegra di Verdi (debutto del ruolo) alla Staatsoper Amburgo, Cavalleria Rusticana e Pagliacci di Leoncavallo al NDR Classic Open Air di Hannover.

Debutta all’Arena di Verona nel ruolo di Escamillo in Carmen di Bizet e partecipa al gala della lirica Lo Spettacolo sta per iniziare 2012. Torna per il 97° Opera Festival 2019 come Barone Scarpia in Tosca.

HUGO DE ANA

Regista, scenografo e costumista

Hugo de Ana nasce a Buenos Aires, dove si laurea in Arti Visive e studia come Scenografo e Costumista per il cinema e il teatro. Inizia la sua carriera come Direttore di produzione e come Direttore degli allestimenti del Teatro Colón, collaborando a più di trenta spettacoli.

In qualità di regista, scenografo e costumista realizza oltre sessanta produzioni, ricevendo per tre anni consecutivi il premio della critica per la migliore regia. Nel 1988 inizia a collaborare con il Teatro de la Zarzuela di Madrid e con il Liceu di Barcellona.

In Italia debutta nel 1990 realizzando Mosè in Egitto di Rossini al Teatro Comunale di Bologna ed inaugura la Stagione 1991-1992 con una nuova produzione di Werther di Massenet. In seguito cura le produzioni di Ermione di Rossini all’Opera di Roma, di Semiramide al Rossini Opera Festival, Manon Lescaut di Puccini al Teatro Regio di Torino, Don Carlo di Verdi alla Deutsche Oper di Berlino, Mosè in Egitto al Teatro San Carlo di Napoli, spettacolo poi ripreso al Covent Garden di Londra, Aida di Verdi al Teatro della Maestranza di Siviglia, Les Contes d’Hoffmann di Offenbach a Genova, Lille e Catania, Carmen di Bizet all’Opera di Lille e a Treviso, Genova, Venezia. Inaugura la Stagione 1995-1996 all’Opera di Roma con Iris di Mascagni; successivamente presenta Turandot di Puccini a Macerata, spettacolo ripreso poi a Bologna.

Nel 1997 riceve il Premio della Critica Musicale “Franco Abbiati” quale migliore regista e scenografo per gli spettacoli Iris di Mascagni all’Opera di Roma, Turandot a Macerata e Les Contes d’Hoffmann a Genova. Tra le produzioni di maggior successo si segnalano: Samson et Dalila di Saint-Saëns a Macerata e a Catania; Evgenij Onegin di Čajkovskij, Roberto Devereux di Donizetti, Aida di Verdi a Santiago del Cile e Norma di Bellini a Buenos Aires. Inaugura la Stagione 1997-1998 dell’Opera di Roma con La Fiamma di Respighi e debutta al Teatro alla Scala di Milano con Lucrezia Borgia di Donizetti; per lo Sferisterio di Macerata realizza Turandot, riallestita di recente per la New Israeli Opera; quindi è impegnato in una nuova produzione di Aida al Teatro Real di Madrid e de Il Barbiere di Siviglia di Rossini per l’Opera di Roma, in scena anche a Genova e Buenos Aires. Nel 2000 allestisce per La Scala e la successiva tournée in Giappone La Forza del destino di Verdi con Riccardo Muti, produzione per la quale riceve il “Premio Opera” come miglior regista, scenografo e costumista. Cura l’allestimento di Le Cid di Massenet a Siviglia e all’Opera di Washington; sempre alla Scala, inaugura la Stagione 2000-2001 con Il Trovatore di Verdi, diretto da Muti.

Nel 2002 gli viene assegnato il “Premio Abbiati” quale miglior regista, scenografo e costumista per la stagione 2000-2001. Realizza le nuove produzioni de L’Elisir d’amore di Donizetti al New National Theatre di Tokyo e di Faust di Gounod all’Opera di Roma, in coproduzione con il Regio di Torino. Nel 2003 allestisce ancora a Tokyo una nuova produzione di Norma.

Riscuote grande successo firmando la regia di Senso, opera di Marco Tutino, che nel 2011 inaugura la Stagione Lirica al Teatro Massimo di Palermo. Nel 2012 realizza gli allestimenti di Boris Godunov di Musorgskij per il Massimo di Palermo, La Forza del destino per il Teatro Colón di Buenos Aires, Tosca di Puccini al Teatro di Erode Attico di Atene. Nel 2013 firma le produzioni di Don Carlo di Verdi al Regio di Torino, di Rienzi di Wagner e di Ernani di Verdi all’Opera di Roma.

Per il NCPA di Beijing allestisce Un Ballo in maschera e Macbeth di Verdi, Rusalka di Dvořák e, nel gennaio 2018, Thaïs di Massenet. Tra i suoi ultimi impegni Jérusalem al Festival Verdi di Parma, La Fanciulla del West di Puccini al San Carlo di Napoli ed Aida al Teatro Real di Madrid.

Al Teatro Filarmonico di Verona debutta nel 1995 creando la messa in scena de Les Contes d’Hoffmann e torna nel 2004 per Norma ripresa anche nel 2017; nel 2007 firma la produzione de La Sonnambula di Bellini, riproposta nel 2016 e portata in tournée alla Royal Opera House Muscat nel gennaio 2018.

All’Arena di Verona debutta nel 2000, ricevendo consenso di pubblico e critica, firmando regia, scene e costumi di Nabucco di Verdi, ripreso anche l’anno successivo; allestisce Tosca nel 2006 (2008, 2009, 2012, 2015 e 2017) e realizza Il Barbiere di Siviglia nel 2007 (2009, 2011, 2015 e 2018). Nel 2011 inaugura il Festival con grande successo con una nuova produzione de La Traviata, riproposta anche per il Festival del Centenario nel 2013 e nel 2016. Inaugura il Festival 2018 con un nuovo allestimento di Carmen, che ritorna insieme alla sua Tosca in programma nel cartellone del Festival Lirico 2019.

VITTORIO GRIGOLO

Tenore

Vittorio Grigolo nasce nel 1977 ad Arezzo; giovanissimo diviene solista della Cappella Sistina e a soli 13 anni fa il suo esordio in Tosca di Puccini accanto a Luciano Pavarotti. A Vienna debutta a 17 anni e nel 2000 è il più giovane tenore a inaugurare il Teatro alla Scala

Si esibisce in tutto il mondo sotto la direzione dei maestri più famosi, interpretando i ruoli principali dell’opera italiana e francese.

La sua carriera è arricchita da grandi successi discografici tra cui un album di debutto (disco di platino) e una nomination ai Grammy.

Partecipa a celebri produzioni video e per il grande schermo con registi come Zeffirelli e Bruce Weber, interpreta il Duca di Mantova nel film televisivo RAI Rigoletto a Mantova ed è accanto a Giancarlo Giannini nel cortometraggio d’autore The Good Italian 3.

ECHO Klassik Newcomer of the Year”, “NIAF Special Achievement award”, “Tiberini d’Oro” e “Premio Puccini” sono alcuni dei numerosi premi ricevuti per il suo contributo al mondo dell’opera.

Vittorio Grigolo mixa opera e musica pop, condividendo il palco con artisti del calibro di Brian May e Sting. E per primo porta l’opera su inediti palcoscenici: La Traviata di Verdi nella stazione centrale di Zurigo e L’Elisir d’amore di Donizetti nell’aeroporto di Malpensa, perché, come lui stesso dice: “La lirica ha necessità di rinnovare i suoi spettatori, ma anche i giovani hanno bisogno di ritrovare le radici culturali”.

Al Teatro Filarmonico di Verona debutta nel 2001 con Il Barbiere di Siviglia di Rossini nel ruolo del Conte di Almaviva. Nel 2002 è Don Ottavio in Don Giovanni di Mozart, nel 2003 interpreta L’Elisir d’amore di Donizetti come Nemorino e nel 2005 La Vedova allegra di Lehár come Camillo de Rosillon.

Debutta all’Arena di Verona nel 2013 come del Duca di Mantova nel Gala Verdi; nel 2014 è Roméo in Roméo et Juliette di Gounod.

Ritorna per il 97° Opera Festival 2019 a interpretare La Traviata di Verdi nel ruolo di Alfredo Germont e in quello di Cavaradossi per Tosca di Puccini.

HUI HE

Soprano

Il soprano cinese Hui He si impone sulla scena internazionale nel 2003, nel ruolo di Cio-Cio-San in Madama Butterfly di Puccini all’Opéra National di Bordeaux.

Si distingue come notevole interprete non solo del ruolo principale in Madama Butterfly ma anche per la sua interpretazione della verdiana Aida e della pucciniana Tosca.

Da allora si esibisce nei più grandi teatri tra i quali: Metropolitan di New York, Staatsoper di Vienna, Scala di Milano, Deutsche Oper di Berlino, Bayerische Staatsoper di Monaco, Liceu di Barcellona, Arena di Verona.

Nella stagione 2014-2015 interpreta Cio-Cio-San alla Deutsche Oper di Berlino, Aida al Teatro dell’Opera di Roma e al National Centre for the Performing Arts di Pechino, Tosca al Teatro Massimo di Palermo, alla Lyric Opera di Chicago, alla Semperoper di Dresda e al Teatro de la Maestranza di Siviglia, Leonora ne Il Trovatore di Verdi al Festival Chorégies d’Orange.

Nel 2015-2016 canta Madama Butterfly alla Bayerische Staatsoper, Aida di Verdi al Teatro Verdi di Salerno, Tosca di Puccini alla Deutsche Oper di Berlino e alla Semperoper di Dresda; Il Trovatore di Verdi all’Opéra National di Parigi, e La Forza del destino di Verdi allo Staatstheater di Wiesbaden.

Gli impegni del 2016-2017 la vedono interprete di Amelia in Un Ballo in maschera di Verdi al Teatro dell’Opera di Roma e all’Opera di Zurigo, di Tosca alla Deutsche Oper di Berlino e al Festival di Torre del Lago Puccini. È interprete di Madama Butterfly al Teatro Real di Madrid, alla Deutsche Oper di Berlino, al Teatro Massimo di Palermo, alla Den Norske Opera & Ballett e all’Opera di Dallas, al Metropolitan di New York, e quindi di Elvira in Ernani di Verdi all’Opera di Marsiglia e de La Gioconda alla Deutsche Oper Berlin.

Al Filarmonico di Verona debutta nel 2002 nel ruolo di Amelia in Un Ballo in maschera; torna nel 2015, nel ruolo di Leonora ne La Forza del destino e nella Stagione lirica 2019 ad interpretare Adriana Lecouvreur di Cilea.

All’Arena di Verona debutta in Turandot di Puccini come Liù nel 2005; interpreta Tosca nel 2006 , 2008 e 2015; è Cio-Cio-San nel 2010 e 2017 ed Aida nel 2007 e dal 2009 per ogni festival fino al 2018. Nel 2013 prende parte alle produzioni verdiane Messa da Requiem e Gala Verdi, oltre a Il Trovatore nel ruolo di Leonora, che riveste anche nel 2016. Nel 2014 è Amelia in Un Ballo in maschera.

Ritorna per il Festival Lirico 2019 a interpretare Aida e Tosca, con la direzione di Daniel Oren.

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