Serena intervista Chiara Tarquini, soprano
S: Come hai scoperto la tua voce da soprano?
CT: Come tutte le scoperte che hanno rivoluzionato
l’uomo e il mondo: casualmente! Ho ereditato questo
timbro vocale dalla nonna materna. Quando ero
piccola, lei mi portava in teatro ad ascoltare le finali di
concorsi lirici della mia città. La lirica però è entrata
nella mia vita solo successivamente, quando -a 17
anni- la mia prima insegnante di musica intuì che
avevo una voce particolare e così mi suggerì di iniziare
a studiare canto lirico.
S: Parlaci un po’ dei tuoi studi.
CT: Ho iniziato -ancora minorenne- con un paio di
insegnanti privati, grazie ai quali ho appreso le basi
della tecnica vocale. In seguito, mi sono iscritta in
un’ Accademia qui a Pescara, per poter conciliare il
canto con gli studi universitari che -per il momentomi
tengono troppo impegnata e mi impediscono di
iscrivermi in Conservatorio. Dopo l’ Università, vedrò
come proseguire e completare la mia formazione lirica.
S: Hai iniziato molto presto lo studio della musica, apprendendo il pianoforte. Cosa ricordi di questi inizi?
CT: Ho studiato pianoforte per diversi anni, come hobby
e attività culturale, senza mai pormi degli obiettivi
di carriera pianistica. Tuttavia, devo ammettere che
questo strumento mi ha notevolmente agevolata nei
miei studi lirici: avendo già esperienze di solfeggio,
lettura di spartiti, etc., ovviamente avevo già edificato
le mie «fondamenta» musicali! Sono queste le
basi imprescindibili di un vero musicista, sia esso
strumentista o cantante.
S: Hai affiancato agli studi musicali, anche quelli di Medicina e Chirurgia presso l’ Università
«G. D’ Annunzio» di Chieti. Come mai questa scelta?
CT: In tutta sincerità: ho respirato la scienza medica
in casa sin dalla mia infanzia, essendo i miei genitori
entrambi medici! Quindi mi sono iscritta all’ Università,
pensando che fare il medico sarebbe stata l’unica
strada professionale del mio domani. Il canto, all’ inizio,
era per me quasi un hobby! Poi però con la lirica si
sono aperte davanti a me una serie di opportunità,
da una parte sperate, dall’ altra non cercate (dando
-appunto- priorità alla Medicina). Oggi sono una
concertista (quasi) a tempo pieno e ho da poco
chiesto la tesi (in Psichiatria, un’ altra mia grande
passione). Dopo la laurea, farò certamente il medico e
il canto lirico -che porto costantemente avanti con zelo
e ardente passione- mi accompagnerà sempre, come
sto già facendo. Dico spesso che la mia vita si regge
su due grandi M: la Musica e la Medicina! Sono per me
complementari…l’ una non avrebbe senso senza l’altra!
S: Hai partecipato ad importanti masterclass, ce ne puoi parlare e magari dirci quanto sono state importanti nella tua formazione di cantante lirica?
CT: Altro punto essenziale della mia formazione: due di
queste le ho svolte in estate all’ interno del GO Festival
e ritengo siano state preziose per approfondire, oltre
che la tecnica vocale e l’interpretazione, soprattutto
il saper stare in scena (dall’ ingresso sul palco fino ai
ringraziamenti) e tutte le dinamiche di consapevolezza
corporea. Sono state giornate intense,di lunghe ore di
studio e prove, con -al termine- un concerto finale per
mettere in pratica quanto appreso. Un valido metodo di
alto perfezionamento! Ne seguiranno di sicuro altre…
non si finisce mai di imparare! Si sa che anche i più
grandi artisti del mondo sono eterni allievi.
S: Hai collaborato con importanti attori, in quali occasioni?
CT: Sì! Mi è capitato di essere stata invitata a
partecipare a recital e spettacoli che prevedevano
intermezzi musicali lirici. Pertanto, ho avuto l’onore e
il piacere di lavorare con grandi attori del panorama
italiano, quali Ugo Pagliai, Michele Placido, Vanessa
Gravina, Lino Guanciale, Edoardo Siravo (per il
Bimillenario ovidiano a Sulmona) e anche con
Giuseppe Pambieri. Quest’ ultimo l’ho conosciuto
proprio pochi giorni fa, in occasione di uno spettacolo
(firmato dal regista Mirco Michelon) ispirato a un’opera
siloniana, all’ interno delle celebrazioni del «Premio
Internazionale I. Silone». Ho tanti bei ricordi con
ognuno di loro e con alcuni è nato un ottimo feeling
artistico -fondato sulla stima reciproca- che mi ha
permesso di poter ancora collaborare con questi
grandi nomi dell’ arte.
S: Parlami del tuo trio.
CT: Il mio trio ( Mars Ensemble Trio ) è nato da poco.
Ho la fortuna di avere con me due brillanti musicisti
professionisti, con i quali condivido le comuni origini
(dato che siamo tutti marsicani) e la passione per
la musica classica. Se me lo consenti, vorrei citarli:
i maestri Paolo Giordani (clarinettista) e la pianista
Valentina Di Marco.
S: Quale è il tuo repertorio?
CT: Timbricamente, sono un soprano lirico, con
una buona estensione (dalle note più gravi ai
sovracuti). La mia vocalità, pertanto, è quella del soprano pucciniano, al momento. Amo Puccini a 360°! Musetta, Mimì, Doretta… sono ruoli che mi affascinano e di cui ho cantato le principali arie in concerto. Desidero approfondirli con il tempo. A breve, vorrei mettermi alla prova anche con Liù! Vedremo…
Ovviamente il mio repertorio abbraccia anche Gounod
(Marguerite, Juliette), Rossini (Ninetta, ad esempio),
Donizetti (Norina), Mozart e qualcosa di Verdi…altro
compositore che adoro e con cui mi confronterò meglio in futuro, con la necessaria maturità vocale.
Mai bruciare le tappe!
S: Cosa è per te la musica?
CT: Impossibile definirla con una o poche parole!
Dal mio punto di vista, è la massima espressione
dell’ arte! È l’ universalità intangibile, la summa delle
emozioni ineffabili… lì dove non bastano le parole,
arriva la Musica! Ogni sua minima pars riconduce e
si ricompone nel Tutto. Noi cantanti lirici siamo sì dei
privilegiati (per avere in noi uno strumento unico e
prezioso), ma al tempo stesso abbiamo un compito
molto difficile: dobbiamo sempre servire la Musica,
con lealtà e rispetto, amandola per donarla a chi
ci ascolta nella sua forma più pura e autentica. Di
qui l’importanza di non sentirsi mai «arrivati», ormai
completi o perfetti: bisogna sempre migliorarsi!
S: Ti emozioni mentre canti? Come riesci a gestire queste emozioni sul palco?
CT: Ogni concerto è un’ emozione a sè! Cantare in un
recital con attore, ad esempio, è un tipo di esperienza
completamente diversa dall’ esibirsi con un’ orchestra
(come in un recente concerto in Serbia)! In generale,
posso dire che c’ è un bel po’ di tensione negli istanti
che precedono l’ ingresso sul palcoscenico (e non
solo!): un mix di sottile ansia, adrenalina per dare
il massimo, aspettative personali e tanto, tanto
entusiasmo… Poi, in scena, questo si traduce in un
forte slancio mirato a emozionare il pubblico e a
far vivere a tutti ciò che interpreto… a far arrivare
quello che l’ autore ha comunicato con la sua opera,
cercando di offrire a quanti mi osservano l’ immagine
di un’artista sicura, espressiva, carismatica.
Sul palco è necessario essere estremamente
dominanti, anche se -magari- nella vita quotidiana si è
molto modesti o miti.
S: Cosa consiglieresti ai giovani che vogliono intraprendere la strada della musica?
CT: Consiglio di studiare sempre con passione! Questo
è un lavoro che richiede molto amore, sacrificio,
rispetto e consapevolezza. Ma, citando Pavarotti (di
cui oggi ricorre l’ anniversario di morte), «una vita per la
musica è una vita spesa bene!»
S: Ci sono eventi futuri di cui puoi parlarci?
CT: Ho alcune novità in programma. Ma, per ora
(scaramanticamente)…top secret!
S: Un saluto per gli amici del mio programma opera classica e per gli amici italo – argentini di eco italiano.
CT: Un grande abbraccio a tutti…W l’ Opera lirica
sempre!
Grazie a te!
S: Buona musica.
Intervista del 06 – 09 – 2019
S: sta per Serena
CT: sta per Chiara Tarquini, soprano