Alessandro Manzoni – La tradizione in viaggio a 150 anni dalla scomparsa
Il saggio che celebra Manzoni e il dialogo fra i suoi lettori
di Rosaria Scialpi
Trentatré i contributi – se si esclude il saggio introduttivo del coordinatore scientifico Pierfranco Bruni – che compongono questo saggio a più mani. Trentatré come gli anni che Cristo passa sulla Terra prima di sacrificarsi per la salvezza degli uomini e compiere il disegno divino. Trentatré come i canti delle cantiche – escluso il proemio – della Commedia dantesca. Trentatré come il numero dei capitoli che occorrono a Renzo per compiere il suo intero percorso di crescita che lo porterà, dopo la contrazione della peste e la guarigione, a immettersi sulla strada che potrà riavvicinarlo a Lucia, intesa come donna e luce divina. È sempre il trentatré il numero che si inserisce nel solco della Provvidenza, forse la vera grande protagonista del romanzo che rende eterno Manzoni: I promessi sposi.
L’intento del libro Alessandro Manzoni – La tradizione in viaggio è, però, quello di compiere un’immersione a 360 gradi all’interno dell’opera omnia manzoniana, non solo dunque nel romanzo, di dare perciò dell’autore e dell’uomo Manzoni un ritratto a tinte vivide, in cui ogni dettaglio possa trovare spazio di azione e di analisi, fra tradizione e innovazione, fra ciò che è stato detto e letto su Manzoni e ciò che ancora merita di essere approfondito e studiato.
Quattro sono, invece, le macroaree in cui Alessandro Manzoni – La tradizione in viaggio viene suddiviso, assicurando così ai lettori la possibilità di articolare un viaggio che parte dalla matrice linguistica manzoniana e di conseguenza dall’impronta che questo autore ha avuto sulla storia della lingua italiana, passa poi per l’argomento religioso e la rilettura dei suoi scritti tra tradizione e cenni innovativi e che giunge, infine, alla dialettica dialogica degli autori che, interrogando gli scritti manzoniani, danno di essi una nuova solida interpretazione e consentono addirittura a Manzoni di “tornare in vita” e raccontare in prima persona la Storia della colonna infame, come fa Giordano (docente, scrittore e autore di docufilm) nel saggio in chiusura del libro.
Un’opera, questa, che si apre alla molteplicità di osservazioni che scaturiscono dalla lettura delle righe e fra le righe vergate da Manzoni, che unisce critica letteraria, filosofia, storia, didattica e ricerca e che accoglie studiosi e scrittori provenienti dal mondo della scuola e dell’università e non, pur mantenendo il fulcro centrale sulla specificità letteraria di un autore che è, a tutti gli effetti, un gigante della letteratura italiana. Il saggio permette al lettore di approfondire sfumature inedite di Manzoni e della ricezione che i suoi scritti hanno avuto nella società ottocentesca come in quella contemporanea, non soltanto focalizzandosi sulla loro fortuna presso il pubblico di lettori, ma anche con quanto e quale efficacia abbiano avuto risonanza nel panorama culturale, risultando vincitori in quel tempo di attesa letterario di memoria gadameriana.
Il saggio introduttivo di Bruni si propone, tra gli altri, un obiettivo arduo, che ancora oggi genera non poche questioni: cercare di capire quanta vita privata può permeare uno scritto.
Dove rintracciare il confine fra vita – scrittore – opera, ammesso che ci sia? Come può un autore che traccia così mirabilmente il personaggio di Gertrude o Monaca di Monza, mostrando di nutrire non poca compassione per lei, piegare la volontà della figlia e costringerla a prendere i voti? Come possono coesistere le due cose? Sono dunque Manzoni/autore e Manzoni/uomo due facce della stessa medaglia? Invenzione ed esercizio l’uno e realtà e contraddizione l’altra? Cosa segue, Manzoni, la Ragione illuminista nella difesa della quale è cresciuto o la Fede che ha incontrato nel suo percorso di vita o, ancora, entrambe nella <<ragionevolezza che la vita si regge sul dubbio>>?
Dopo una breve nota della curatrice Stefania Romito, il saggio si articola nella prima sezione, quella sul percorso linguistico manzoniano, che, partendo dai suoi primi dubbi e difficoltà, porterà alla risciacquatura nell’Arno e alla relazione Dell’unità della lingua e dei mezzi di diffonderla.
Il contributo ad aprire il saggio è quello di Miglietta (docente presso l’Università del Salento) sul dialetto e Manzoni. Interessante risulta la scelta di inserire questo saggio in apertura, in una nazione che ancora oggi tende, in alcuni casi, a percepire i dialetti come forma di degradazione dell’italiano, privandosi della loro conoscenza e della loro tutela come parte integrante della cultura e della storia del territorio.
Ad ogni modo, nel saggio di Miglietta, prendendo spunto dai versi in milanese che Manzoni dedica al poeta dialettale Porta, si esamina lo spazio che i dialetti riescono a trovare all’interno della concezione linguistica manzoniana e quanto essi risultino necessari al fine della costruzione della sua lingua; un ampio quanto affascinante spaccato di storia della lingua, che trova in Manzoni il suo punto di riferimento. Aspetti contigui vengono inoltre trattati da Chiego (docente di Lettere) con un forte riferimento al Fermo e Lucia.
Il valore emotivo e la ricaduta sul sociale della lingua viene poi esaminato nel successivo contributo di Mazzoni (docente di Lettere), che con diversi esempi rende evidente la capacità di Manzoni di farsi strada ancora oggi fra gli studenti – e non solo –, in una società in cui gli Azzeccagarbugli e i Bravi hanno ancora i loro emuli.
In tal senso va collocato anche il testo di Giordano (educatrice) che offre una disamina su come diverse espressioni usate dal nostro autore siano ancora vive e abbiano assunto importanza nel linguaggio quotidiano.
Ma, come si diceva sopra, grande importanza ha assunto in questo lavoro anche la ricezione, non solo linguistica, dell’opera omnia manzoniana. Sempre riguardo alla ricezione di Manzoni, va sottolineato l’apporto che le traduzioni hanno avuto nella diffusione delle sue opere all’estero; in questo senso, si inserisce il contributo di Arjan Kallço (docente di Italiano in Albania) sulla traduzione del romanzo I promessi sposi realizzata da Leka.
Tuttavia, come fa notare Guerra (docente presso l’Università degli studi di Perugia), quello de I promessi sposi è anche un romanzo di libri, in cui la lettura e la cultura hanno un ruolo fondamentale e in cui trova spazio perfino una rapida catalogazione della libreria di Don Ferrante, che dimostra, non solo l’arguta sensibilità di Manzoni nei confronti di quei detentori dei circoli culturali che tanto ostentano e che però nulla sanno, ma anche l’ampia conoscenza del campo delle lettere e della filosofia dall’autore posseduta.
A tal proposito, si inserisce, in un gioco di intarsi ben predisposto, il saggio della storica Micol Bruni, in cui l’autrice scende nei meandri del tessuto compositivo degli Inni sacri, I promessi sposi e Storia della colonna infame, individuandone le origini culturali, in modo particolare religiose, letterarie e filosofiche (soprattutto della fenomenologia dello spirito) e ponendosi e ponendo al lettore un interrogativo provocatorio: è davvero Dante oppure è Manzoni il padre della moderna lingua italiana?
Ma come si muove Manzoni fra il concetto di bene e quello di male? A portare avanti questa analisi già proposta da Micol Bruni è, nella sezione successiva del saggio, Pierfranco Bruni, che fa ricorso alla categoria dell’ambiguo.
Similmente, diverse sezioni dopo, Foschi (artista e fondatore di Nuovo Rinascimento) traccia un ritratto chiaroscurale dell’autore, in un processo di ascesa dall’oscurità alla luce.
Eppure, il bene è anche amore, affetto e si traduce nelle azioni di vita di un uomo e nella sua scrittura; questo è quanto, con perizia di dettagli, viene analizzato dalla storica Fiordalisi.
Tutte queste riflessioni, come anche le successive, portano alla visione di un Manzoni che, pur profondamente legato alla tradizione, è ben lontano dall’immagine impolverata e immobile che spesso di lui si traccia nelle antologie e permette di conoscere altri tratti di un autore che è attento cantore della realtà e che, grazie proprio a quella tradizione, sa perfino fare della satira corrosiva uno dei suoi punti di forza.
Manzoni, però, è un autore che, come si sottolineava precedentemente, si muove nel solco della tradizione, non solo letteraria, ma anche religiosa-filosofica del cristianesimo. Risulta dunque imprescindibile un approfondimento su questo tema. Preziosi, in tal senso, sono gli interventi di Marilena Cavallo (docente di Letteratura italiana e Latino), sulla Provvidenza, nel quale trova spazio – e non potrebbe essere altrimenti – un attento approfondimento sulla figura del Padre e della conversione, argomento dibattuto, attraverso diverse sfumature e lenti d’ingrandimento, nelle pagine successive con dovizia di dettagli da D’Aloja (docente di Discipline letterarie, Latino e Greco), da Chiaserotti (storiografo), Senesi (docente di Lettere), Alfonso (Dirigente scolastica) e Micali (Direttore Dipartimento Letteratura Accademia Tiberina).
Più in là nelle pagine, si incontra perfino l’apparente dubbio di Mazza (giornalista e scrittore) sulla conversione di Manzoni, o meglio su quella che è stata spesso fatta passare per una conversione totalizzante dell’esistenza dell’autore, e che si risolverà poi in esiti differenti da quelli intuibili dalla premessa.
Alessandro Manzoni – La tradizione in viaggio è quindi un saggio che permette al lettore di trovarsi dinanzi una pluralità di idee, anche quando fra loro in contraddizione, talvolta solo in apparenza. Non sorprende, pertanto, incontrare, durante la lettura, interventi che evidenziano la modernità di Manzoni, come quelli già citati in precedenza o quello sull’attualità del messaggio etico e morale dell’autore, scritto da Angeli (docente di Lettere e Latino), o ancora frasi come <<I promessi sposi è un romanzo profondamente inattuale>>, con cui Siniscalco (dottorando in Studi Umanistici Transculturali) dà avvio alla sua indagine letteraria.
Un simposio, dunque, non semplicemente un saggio collettaneo, in cui trovano spazio analisi che traggono spunto da esperienze personali e familiari per andare poi in profondità, come nel caso del testo di Foresta (scrittore) o sulle influenze letterario-filosofiche che si rivelano decisive nella formazione dello scrittore, come nel saggio della curatrice Stefania Romito (giornalista e scrittrice), incentrato sulle convinzioni rosminiane di Manzoni o quello della scrivente sull’ispirazione che egli trae dal romanzo gotico per la stesura del suo I promessi sposi e su quella che poi, a sua volta, esercita su Poe.
Ovviamente, non si può parlare di Manzoni senza fare riferimento a dei capisaldi, quali il movimento romantico, come fatto da Terone (scrittore), la poetica del Vero, presente nel saggio di Filomena (storico), il suo Napoleone, ritratto negli ultimi istanti di vita come solo un poeta può fare, come evidenzia Tocci (scrittrice e docente), la dinamica fra oppressi e oppressori, sia in chiave storico-patriottica che religiosa, così come emerge dal saggio di De Santis (Presidente Terra dei Padri), il Manzoni tragico del Conte di Carmagnola, esaminato alla luce di sollecitazioni interne ed esterne all’opera da Vincentini (docente di Lettere), l’ironia sottostante all’Adelchi, messa in risalto con passione da Rineli (membro dell’Accademia Tiberina) o della Colonna Infame, riletta ponendo attenzione al tema del capro espiatorio e della suggestionabilità da Patera (docente di Lettere)
Insomma, Alessandro Manzoni – La tradizione in viaggio opera, in più di trecento pagine, un cambio di registro all’interno di quello che è stato, finora, l’approccio a Manzoni. Un libro, questo, che non solo permette la comunione fra le arti, come con il saggio di Mastrangelo (storica dell’arte), ma che non legge Manzoni né sotto l’ombra di un inscalfibile ipse dixit né tantomeno come autore impregnato nella naftalina e pertanto inviso agli studenti.
Un viaggio lungo, che ha richiesto un lavoro arduo di coordinazione, ma soprattutto di dialogo, che è in primo luogo accoglienza dell’altro da sé, e che ha avuto esiti estremamente proficui, unendo, così come avrebbe voluto probabilmente lo stesso Manzoni, l’intera Italia (e non solo).
In conclusione, si ricorda che il volume è patrocinato da:
Camera dei Deputati, Comune di Milano, Città Metropolitana di Messina, Comune di San Lorenzo del Vallo (Cs), Comune di San Marzano di San Giuseppe (Ta), Agenzia per il Patrimonio Culturale Euromediterraneo, Associazione culturale “Terra dei Padri”, Biblioteca Nazionale di Cosenza, Fondazione Thule Cultura, Premio Letterario Nazionale Troccoli Magna Graecia, Centro di Ricerche e Studi Economici Sociali per il Mezzogiorno Lauropoli Cs, Parco Letterario Salvatore Quasimodo Roccalumera (Me), Accademia D’onore Centro Studi Delfico, Accademia Tiberina, Polo Tecnico Scientifico “Brutium” – Cosenza, Polo Liceale “G. Mazzatinti” – Gubbio (PG), Liceo De Sanctis Galilei – Manduria (TA), Istituto comprensivo “Casalini” – San Marzano di San Giuseppe (TA).
Rosaria Scialpi