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Valorizzare i beni culturali è anche innovare i musei con lo sdoppiamento. Ottima idea del Ministro
Pierfranco Bruni
Ottima idea quella di sdoppiare i grandi musei ed esporre più opere d’arte tra temperie archeologiche, moderne e contemporanee. Il Ministro Sangiuliano, uomo di profonda cultura classica, ha posto all’attenzione una questione di straordinaria importanza. Il concetto forte è valorizzare il tutelato e tutelare il fruibile.
Si pensa, dunque, di sdoppiare alcuni musei nazionali di interesse e importanza patrimoniale identitaria notevole. Una proposta rilevante e innovativa all’interno della visione del patrimonio dei beni culturali. Patrimonio culturale nazionale.
È dello stesso Ministro Gennaro Sangiuliano l’idea che ciò si possa e si debba fare. Una idea, chiaramente, lungimirante e innovativa soprattutto dopo l’attuazione della autonomia dei musei che presentano un valore particolare. Il Ministro ha posto sul tappeto una questione inequivocabile e seria nel problema di fondo dei beni culturali.
Con i depositi d’arte e di archeologia degli stessi musei, attualmente aperti e fruibili, quanti altri spazi museali è possibile portare alla luce? Perché tenere chiusi nei magazzini materiali di inestimabile pregio e racconto delle arti della Nazione? Come sarebbe possibile dare visibilità al cosiddetta «materiale dormiente»?
Considerato che non è praticabile l’operazione di allestimenti (o riallestimenti) periodici degli stessi musei, non facilmente fattibile sia dal punto di vista scientifico che didattico, lo sdoppiamento sarebbe e sarà un percorso di notevole valenza e potenza valorizzate e promozionale dei beni culturali.
Musei archeologici con ricchi depositi, un esempio soltanto come quello di Napoli, godrebbero di una capacità di investimento di sicura approccio a mosaico tra il finora visibile e quello che forse non sarebbe mai visibile e visitabile perché conservato/custodito nei depositi.
Tra questi potrebbe rientrarci anche il museo archeologico nazionale di Taranto. Museo centro della Magna Grecia. Se ne agevolerebbe la cultura nella complessità, i beni culturali tout court e i territori e le città nei quali tali strutture costituiscono in sito di cultura produttiva. Certamente sia scientificamente che pedagogicamente si aprirebbero delle finestre e porte di una innovazione e di una strategia che lascerebbero il segno in un dato positivo rilevante. Sul piano del turismo. Sul piano della salvaguardia. Sul piano delle conoscenze. Sul piano della praticabilità di trasformare i magazzini/depositi in reali musei non sotto la luce ma posti alla luce.
Sul piano della fruibilità e fruizione. Sul piano di una organizzazione capillare del patrimonio. Sul piano della lettura più organica della cultura dei territori e nazionale. Proprio in virtù di ciò da Milano a Taranto avremmo una nuova mappa di una geografia delle arti letta con più organicità e certamente metodologicamente più confacente alla realtà dei beni culturali dell’Italia. Ben venga ciò.
Ottimo percorso che potrebbe essere realizzato in tempi Certamente brevi considerato che non bisogna trovare altre strutture ma lavorare sugli spazi già esistenti, ovvero inizialmente operare in modo organizzativo con spazi già esistenti nei grandi allestimenti museali.
Chiaramtente l’approccio didattico avrebbe un senso più maturo rispetto a quello attuale. Insistere su una pedagogia dei beni culturali, con la figura di un esperto di pedagogia museale o dei beni culturali con collaborazioni mirate, partendo proprio della proposta dello sdoppiamento sarebbe ed è un fatto rilevante. Una direzione scientifica archeologica, per i siti archeologici: siamo ancora ad un esempio, ed una direzione pedagogia con riferimento alla educazione agli apprendimenti, sarebbe utilissima. Perché la managerialità è un conto ma la specificità è un altro discorso più idoneo per una garanzia delle conoscenze delle culture e della classicità che i beni culturali rivestono.
Si porrebbe anche un dato o una comparazione al fatto che un museo archeologico possa essere diretto da uno studioso di arte moderna e contemporanea e forse viceversa. Managerialità cultura e competenze avrebbero un respiro ampio e diretto a obiettivi precisi tra la tradizione e la innovazione.
Mi auguro che ciò possa avvenire e realizzarsi in tempi brevissimi. Anche per città come Taranto ciò sarebbe non solo auspicabile, ma realizzabile con professionalità mirate e di provata esperienza nei gangli della cultura valorizzante attraverso la promozione, l’attività operativa robusta e profonda e la internazionalizzazione di un progetto bene culturale, che non si è mai pensato e, quindi, mai ideato e realizzato quando invece si sarebbe potuto realmente mettere in campo per un rilancio armonico delle culture.
Ben venga ciò. Ottima proposta signor ministro Sangiuliano. Facciamo presto. Lei che sa, Lei che può.