Serena conduce operaclassica eco italiano

Festival d’Autunno del Maggio

 

Sabato 29 e domenica 30 ottobre 2022, alle ore 20, due dei più grandi pianisti della scena mondiale chiudono un ottobre ricco di eventi per il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino: la sera di sabato, nella Sala Grande, insieme al direttore emerito Zubin Mehta e all’Orchestra del Maggio, Maurizio Pollini. Domenica 30, sempre nella Sala Grande, l’Orchestra Filarmonica di Monte-Carlo diretta da Charles Dutoit nella serata che segna il ritorno al Maggio di Martha Argerich.

Il 27 ottobre alle ore 12, il maestro Pollini incontra gli studenti del Conservatorio Cherubini di Firenze, in sala del Buonumore.

 

 

Firenze, 26 ottobre 2022 – Un fine settimana all’insegna di due dei più grandi nomi della scena pianistica internazionale dell’ultimo mezzo secolo e oltre chiude un ottobre ricco di eventi per il Teatro del Maggio. Nella Sala Grande, sabato 29 ottobre alle ore 20, i due grandi maestri Zubin Mehta e Maurizio Pollini, insieme all’Orchestra del Maggio, per l’atteso recupero del concerto previsto per il 19 gennaio scorso: sui leggii la Sinfonia n. 104, London di Franz Joseph Haydn, la Sinfonia n. 1 di Franz Schubert e, in chiusura, il Concerto in si bemolle maggiore K. 595 per pianoforte e orchestra di Wolfgang Amadeus Mozart.

Domenica 30 ottobre, sempre alle ore 20 nella Sala Grande, il Teatro del Maggio apre le sue porte per ospitare il maestro Charles Dutoit, alla testa dell’Orchestra Filarmonica di Monte-Carlo, e Martha Argerich, che torna finalmente sulle scene fiorentine a distanza di sei anni dalla sua ultima esibizione: in programma Valses nobles et sentimentales di Maurice Ravel e il Concerto in la minore per pianoforte e orchestra di Robert Schumann.  Chiude la serata Le Sacre du printemps, di Igor Stravinskij. Il concerto recupera la data originariamente prevista per il 10 gennaio 2022.

In occasione del concerto del 29 ottobre, il maestro Maurizio Pollini incontrerà, giovedì 27 ottobre alle ore 12, gli studenti del Conservatorio Luigi Cherubini, nella Sala del Buonumore, per una conversazione con il responsabile della Promozione Culturale del Maggio Giovanni Vitali. L’ingresso è riservato agli studenti del Conservatorio con una piccola disponibilità di altri posti fino ad esaurimento della sala.

Si conclude dunque con due preziosissime serate il primo mese del Festival d’Autunno del Maggio, che ha messo in cartellone due opere Il trovatore di Giuseppe Verdi e la prima rappresentazione fiorentina di Alcina di Händel entrambe con un unamime e calorosissimo riscontro da parte del pubblico e numerosi concerti sinfonici diretti da Zubin Mehta, Daniele Gatti e Andrés Orozco-Estrada.

Il Festival autunnale prosegue poi fino ai primi giorni del nuovo anno, quando cederà il passo al Festival di Carnevale, con altri numerosi appuntamenti: dalle altre due grandi opere a tema spagnolo di Giuseppe Verdi, Ernanidal 10 novembre con la direzione di James Conlon e la regia di Leo Muscato, Don Carlodal 27 dicembre, con la direzione di Daniele Gatti e la regia di Roberto Andò ai numerosi concerti sinfonici diretti da James Conlon, Dame Jane Glover, Daniele Gatti, Christoph Eschenbach, Sir Mark Elder, Diego Fasolis.

La serata di sabato 29 ottobre vede in cartellone il ritorno al Maggio del grande maestro Maurizio Pollini, dopo il concerto del 18 settembre del 2020: a guidare l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino il suo direttore emerito a vita Zubin Mehta. In cartellone un programma del tutto ‘viennese’: apre il concerto la Sinfonia n. 104 in re maggiore, London di Franz Joseph Haydn, eseguita per la prima volta a Londra il 4 maggio 1795 e ultima delle sinfonie “londinesi”,  seguita dalla Sinfonia n. 1 in re maggiore D. 82 di Franz Schubert e composta nel 1813; in chiusura il Concerto in si bemolle maggiore K. 595 per pianoforte e orchestra di Wolfgang Amadeus Mozart, che il genio di Salisburgo scrisse fra il 1788 e il 1791.

Il maestro Maurizio Pollini, che al Maggio ha debuttato nel marzo del 1959, è senza dubbio uno dei più importanti interpreti pianistici degli ultimi sessant’anni di storia della musica: allievo di Carlo Lonati e Carlo Vidusso, si rivelò giovanissimo vincendo nel 1957 il 2º premio al concorso internazionale di Ginevra e nel 1959 il 1º al concorso Pozzoli. Vincitore assoluto del concorso Chopin di Varsavia nel 1960, ha intrapreso un’intensa carriera concertistica sia in Italia sia all’estero. Considerato uno dei più significativi interpreti del Novecento, è stato presente in tutti i più importanti festival internazionali, in particolare in quello di Salisburgo, dove ha collaborato con direttori come Herbert von Karajan, Karl Böhm, Claudio Abbado e Zubin Mehta, e dove ha tenuto recitals caratterizzati da programmi d’intelligente organicità e ampiezza di repertorio, che va dai classici del pianoforte a Pierre Boulez e Karlheinz Stockhausen. Ha inoltre tenuto corsi di perfezionamento presso l’Accademia Chigiana di Siena; e nel 1974, in occasione del centenario della nascita di Arnold Schönberg, ne ha eseguito in molti centri la completa opera pianistica. Nel 1982, dopo alcune prove nelle quali si era presentato come direttore d’orchestra e solista, ha debuttato nella direzione di un’opera lirica, a Pesaro, con La donna del lago di Rossini, che è stata anche registrata in disco. Le singolari qualità interpretative e la perfetta tecnica pianistica gli hanno consentito di affrontare con pari successo il repertorio romantico e quello contemporaneo. Impegnato nel diffondere il valore etico ed educativo della musica, recentemente Pollini ha organizzato numerosi cicli detti “Progetto Pollini”, in cui il pianista ha riunito vari musicisti per una serie di concerti legati da strettissime relazioni culturali, con cui ha toccato importanti capitali mondiali: New York, Tokyo, Vienna, Parigi e Roma nel 2003. Tra i numerosi premi assegnati al maestro nel corso della sua carriera, si ricordano il “Prix mondial du disque” (1978) ottenuto per l’incisione delle ultime Sonate per pianoforte di Beethoven; e il “Grammy Award” (2007) come migliore performance strumentale solistica ricevuto per l’esecuzione dei Notturni di Chopin. Nel 2012, nell’ambito delle iniziative per il suo settantesimo compleanno, il pianista ha presentato una nuova registrazione in studio dedicata a Chopin, dal titolo Chopin: 24 préludes, nocturnes, mazurkas, scherzo, mentre è del 2017 il CD, anch’esso registrato in studio, “Chopin: Late works”.

La sera seguente, domenica 30 ottobre, sempre alle ore 20, il Maggio ospita l’Orchestra Filarmonica di Monte-Carlo, guidata dal maestro Charles Dutoit: al pianoforte Martha Argerich, che torna dunque sulle scene del Maggio dopo l’ultimo concerto tenuto nel settembre del 2016. In cartellone Valses nobles et sentimentales per orchestra di Maurice Ravel, composta all’inizio del 1911 in un periodo di intensissima attività per il compositore; il Concerto in la minore op.54 per pianoforte e orchestra di Robert Schumann, che impegnò per ben conque anni il compositore nella sua stesura e, infine, Le Sacre du printemps, Tableaux de la Russie païenne en deux parties di Igor Stravinskij, elaborato dal musicista insieme al pittore e scenografo Nikolaj Roerich.

Martha Argerich è fra le più importanti pianiste e interpreti degli ultimi cinquant’anni: ha iniziato a studiare con la madre, insegnante di pianoforte. Dai cinque anni fino ai quindici, si è formata con il pianista e compositore crotonese Vincenzo Scaramuzza. Ha debuttato in concerto all’età di otto anni, suonando un Concerto per pianoforte e orchestra in do maggiore Op. 15 di Ludwig van Beethoven. Con la famiglia si è trasferita in Europa nel 1955, in Svizzera dove ha studiato con Friedrich Gulda. In seguito è stata allieva del leggendario Arturo Benedetti Michelangeli, di Stefan Askenase e Nikita Magaloff. Nel 1957 ha vinto il Concorso Busoni di Bolzano e il concorso pianistico di Ginevra nel giro di poche settimane e la sua carriera come pianista professionista ne ha ricevuto una spinta importante. Le sue prime registrazioni discografiche di alcuni capolavori quali la Toccata Op. 11 di Prokofiev e la sesta Rapsodia ungherese di Liszt, effettuate dal vivo nel 1957 a Bolzano e a Ginevra, rimangono pietre miliari per queste opere.

La Argerich irrompe letteralmente nel mondo musicale nel 1965 a Varsavia, ottenendo il primo premio al Concorso Pianistico Internazionale Frédéric Chopin. Nello stesso anno registra opere di Frédéric Chopin, Johannes Brahms, Maurice Ravel, Prokofiev e Liszt. Pochi anni dopo incide la Sonata n. 3 Op. 58 di Chopin, la Polonaise Op. 53 e altre brevi composizioni. È in possesso di una tecnica straordinaria e invita al confronto con Vladimir Horowitz, soprattutto per quanto riguarda le ottave, il controllo dell’attacco del tasto e l’elasticità e fluidità dell’articolazione e delle note ribattute.

Fin dai primi anni della sua carriera ha anche accompagnato altri strumentisti, in sonate o musica da camera. È particolarmente famosa per le incisioni dei capolavori del XX secolo di compositori quali Sergej Rachmaninov, Olivier Messiaen e Sergei Prokofiev; è memorabile la sua registrazione del terzo concerto per pianoforte di Rachmaninov e del primo di Čajkovskij. Dotata di una vasta e articolata discografia, ha lavorato inoltre con alcuni dei più importanti  direttori d’orchestra degli ultimi decenni come Claudio Abbado, Giuseppe Sinopoli e Riccardo Chailly.

Insieme a quello di Martha Argerich, il concerto di domenica segna altri due grandi ritorni al Maggio: il maestro Charles Dutoit, assente dalla programmazione del Maggio dal febbraio del 1987, e l’ l’Orchestra Filarmonica di Monte-Carlo, che torna sulle scene fiorentine dopo il concerto del maggio 2002, diretti in quell’occasione dal maestro Marek Janowski.
Charles Dutoit è nato a Losanna, in Svizzera, e la sua ampia formazione musicale include gli studi di storia della musica, di composizione, di violino, viola, pianoforte e percussioni ai conservatori di Ginevra, Siena, Venezia e Boston. Recentemente designato Direttore d’orchestra principale e Consulente musicale della Philadelphia Orchestra, nonché Direttore artistico e Direttore principale della Royal Philharmonic Orchestra, Charles Dutoit collabora regolarmente con i migliori solisti e le migliori orchestre del mondo. Rinomato per le sue raffinate interpretazioni di un ampio ed eclettico repertorio di stili musicali, Charles Dutoit, dal suo debutto con la Philadelphia Orchestra nel 1980, è stato invitato ogni stagione a dirigere anche le altre principali orchestre degli Stati Uniti; quelle di Boston, New York, Los Angeles, Chicago, San Francisco e Pittsburgh. Si è esibito regolarmente con le più importanti orchestre d’Europa, inclusi i Berliner Philharmoniker e la Concertgebouw Orchestra di Amsterdam, oltre che con le orchestre londinesi e quelle principali di Giappone, Sud America e Australia. Molte sono le incisioni che ha effettuato con orchestre americane, europee e giapponesi per varie case discografiche (Decca, Deutsche Grammophon, EMI, Philips, CBS, Erato). Le sue oltre centosettanta registrazioni, metà delle quali con la Montreal Symphony Orchestra, hanno ottenuto più di quaranta premi e onorificenze in tutto il mondo. Per venticinque anni, dal 1977 al 2002, Charles Dutoit è stato Direttore artistico della Montreal Symphony Orchestra, una vivace collaborazione musicale riconosciuta a livello mondiale.

L’Orchestra di Monte-Carlo fu fondata nel 1856 ed era denominata «Orchestre du Nouveau Cercle des Etrangers», poi nel 1958 «Orchestre National de l’Opéra de Monte-Carlo», e dal 1980 «Orchestre Philharmonique de Monte-Carlo”. Occupa un posto di rilievo nel mondo musicale internazionale. Grazie alla sua capacità di coniugare tradizione e modernità, svolge da sempre un ruolo di primo piano nell’interpretazione di opere sinfoniche del grande repertorio, nel revival di opere rare e contemporanee e nella creazione lirica e coreografica. Dalla fine dell’ ottocento il numero delle “prime mondiali” realizzate a Monte-Carlo è stato enorme, passando attraverso grandi compositori come Massenet, Puccini, Ravel, Mascagni, Fauré, Franck, Honegger, Ibert, Lalo, Milhaud, Poulenc e Satie. La musica contemporanea è inoltre sempre stata presente nelle stagioni della Filarmonica, con Henze, Dutilleux, Pärt, Lutoslawski, Penderecki, Holliger, Ligeti, Takemitsu, Eötvös, Amy, Mainz e Hurel. Nel corso della sua storia è stata diretta dai più importanti maestri di sempre come Arturo Toscanini, Bruno Walter, Dimitri Mitropulos, Leopold Stokowski e Leonard Bernstein.

I programmi:

-29 ottobre 2022-

 

FRANZ JOSEPH HAYDN

Sinfonia in re maggiore Hob. I:104

La Sinfonia n. 104 in re maggiore fu l’ultima delle dodici sinfonie realizzate da Haydn durante i soggiorni londinesi, nonché l’ultima della sua produzione. Il debutto al King’s Theatre il 4 maggio del 1795 fu accolto da un successo senza eguali. I critici del tempo la definirono la migliore sinfonia mai scritta da Haydn, che era riuscito ancora una volta a superare se stesso. Il doppio appel-lativo ‘London’ o ‘Salomon’ che accompagna la Sinfonia n. 104 sottolinea il rapporto speciale che legava il compositore austriaco alla capitale britannica, dove aveva ottenuto così grandi successi, e all’impresario Johann Peter Salo-mon, l’artefice delle tournée di Haydn in terra anglosassone. Come altre sue sinfonie, anche la n. 104 si apre con un’ampia e solenne introduzione, un Ada-gio che prepara l’ingresso all’Allegro in cui la maestria costruttiva del padre del sinfonismo viennese si accompagna a una varietà di effetti timbrici sor-prendenti e sfarzosi, conseguenza della straordinaria compagine orchestrale che Haydn ebbe a disposizione a Londra per le sue ultime sinfonie. Segue un Andante nella forma del tema con variazioni e un Minuetto dal passo deciso, sottolineato dal rullo dei timpani. Il movimento finale si caratterizza, invece, per l’esuberante tema di matrice slava accompagnato dal pedale di violoncelli e corni con effetto di bordone.

FRANZ SCHUBERT

Sinfonia n. 1 in re maggiore D. 82

Se nell’Ottocento la sinfonia rappresentava per molti compositori un banco di prova temutissimo e un cimento da affrontare solo dopo una consolidata esperienza, per Schubert era una forma musicale come un’altra per esercitare il proprio talento. Il primo lavoro in campo sinfonico risale infatti al 1813, quando il teenagerSchubert – che di anni ne aveva solo sedici – firma la Sinfonia n. 1 in re maggiore. Seguendo il modello di Haydn e Mozart, riferimenti imprescindibili per il giovane compositore, Schubert affronta la sinfonia senza tentennamenti mostrando una scrittura aggraziata e sicura. Dal vigoroso Allegro vivace del primo movimento, allo sfavillante Allegro del quarto, passando per un Andante cantabile e un baldanzoso Minuetto, Schubert effonde nella sua prima opera sinfonica uno spirito leggiadro che strizza l’occhio alle galanterie settecentesche e alla gioiosa amabilità di tradizione viennese.

WOLFGANG AMADEUS MOZART

Concerto in si bemolle maggiore K. 595 per pianoforte e orchestra

Mozart inaugurò i primi giorni del 1791 portando a compimento un concerto per pianoforte e orchestra che diverrà la sua ultima opera nel genere: il Concerto in si bemolle maggiore KV 595. Il compositore lo eseguì poche settimane dopo, il 4 marzo di quel suo ultimo anno di vita, durante un’accademia musicale tenutasi in un locale di Vienna. Per ragioni probabilmente legate all’esecuzione in un luogo non molto capiente, Mozart adottò nel Concerto KV 595 un organico orchestrale ridotto a un semplice ensemble da camera senza trombe né timpani e con i soli legni e due corni ad accompagnare la sezione degli archi. Il risultato è una pagina sobria e di elegante fattura cameristica che sopperisce alla mancanza del piglio brillante dei concerti precedenti con una trama musicale cristallina, priva di contrasti evidenti ma più incline all’introspezione. Fin dall’Allegro iniziale risalta il lirismo dei temi impiegati da Mozart in un dialogo tra solista e orchestra sempre ben equilibrato. Il Larghetto in forma tripartita ha i toni dolci della romanza, mentre l’ultimo movimento, in forma di rondò, è costruito su un tema semplice e gioioso che Mozart utilizzerà anche nel Lied Sehnsucht nach dem Frühling composto pochi giorni dopo il suo ultimo concerto.

-30 ottobre 2022-

MAURICE RAVEL

Valses nobles et sentimentales 

Nel 1911 Maurice Ravel compose una serie di otto valzer per pianoforte intitolata Valses nobles et sentimentales. Come dichiarò lui stesso, l’ispirazione derivava da Schubert, nel cui catalogo figurano i trentaquattro Valses sentimentales op. 50 e i dodici Valses nobles op. 77. Il pianista Louis Aubert tenne a battesimo l’opera il 9 maggio del 1911 nella Salle Gaveau di Parigi, nel corso di una serata insolita e dall’esito poco felice in cui il pubblico avrebbe dovuto indovinare la paternità dei brani eseguiti. Già l’anno dopo Ravel si affrettò a orchestrare i Valses per un balletto – Adélaïde ou le language des fleurs – creando così una seconda versione, utilizzata anche come suite da concerto, che avrebbe avuto più fortuna della versione pianistica originaria. L’epigrafe posta a inizio partitura che citava i versi del poeta Henri de Régnier “…il piacere delizioso e sempre nuovo di un’occupazione inutile” indusse qualcuno a credere che Ravel avesse creato le Valses per puro svago creativo. In realtà, al di là della piacevole e disinvolta eleganza che incornicia l’opera, emerge ne le Valses un mondo sonoro intriso di malinconia e amarezza. Il ritmo di valzer viennese dà sì vita agli otto episodi, che si alternano in tempi lenti e più mossi nel corso della partitura, ma è un ritmo spesso solo accennato, mascherato o spezzato da sincopi e dissonanze che ne mettono in discussione la stessa natura.

ROBERT SCHUMANN

Concerto in la minore op.54 per pianoforte e orchestra

Nel pieno della maturità stilistica e dopo le numerose e belle pagine dedicate al pianoforte solo, nella mente di Schumann si fa largo l’idea del concerto solistico. Come confida in una lettera alla moglie Clara del 1839, Schumann sa di non poter scrivere un concerto da virtuoso della tastiera e di dover mirare a qualcosa di diverso, ovvero a un’opera “a metà strada tra sinfonia, concerto e grande sonata”. Il progetto del concerto per pianoforte e orchestra lo impegna a più riprese, dal 1841 al 1845, in uno dei periodi creativi più felici della sua carriera. Nel 1841 realizza la Fantasia in la minore per pianoforte e orchestra, brano in un unico movimento eseguito in forma privata da Clara che, da buona consigliera e musicista sopraffina, invita il marito a proseguire sulla via intrapresa. Nel 1845 Schumann aggiunge alla Fantasia due movimenti (Andantino e Rondò) che insieme a quanto già composto costituiranno l’assetto definito del Concerto in la minore op. 54. In un’epoca in cui il concerto solistico era contraddistinto da spettacolarità e abilità tecnica, Schumann sceglie di subordinare il virtuosismo all’ispirazione poetica, ma non solo. Nel Concerto in la minore oltrepassa anche i canoni della forma rinunciando allo sviluppo tematico a favore di una unitarietà motivica animata dagli slanci umorali e appassionati, tipici della sua scrittura pianistica, e creando un dialogo tra pianoforte e orchestra equilibrato e libero da ogni vincolo tradizionale.

IGOR STRAVINSKIJ

Le Sacre du Printemps

Tableaux de la Russie païenne en deux parties

Le Sacre du printemps debutta a Parigi al Théâtre des Champs-Élysées il 29 maggio 1913, un anno dopo Daphnis et Chloé di Ravel. La storia del suo debutto la dice lunga sul potere profetico ed esplosivo di quest’opera, considerata simbolo e pilastro della musica moderna. Terza fatica del giovane e talentuoso Igor Stravinkij per i Balletti Russi di Djagilev, Le Sacre du printemps scardinò senza mezze misure i canoni di bellezza musicale descrivendo un barbaro rituale della Russia pagana con una violenza sonora inaudita.L’impatto con il linguaggio aggressivo e brutale di quella pagina fu così sconvolgente che la sera della première degenerò in bagarre, tra fischi e urla di dissenso. Sullo sfondo inquietante e misterioso della Russia primitiva si compie un antico rituale propiziatorio: una fanciulla scelta come vittima sacrificale dovrà danzare fino alla morte per ottenere il favore delle divinità della Primavera. Nelle due parti in cui è suddivisa la composizione – L’adorazione della terra e il Sacrificio – l’esplosione violenta e improvvisa della primavera russa e le immutabili leggi di Natura di morte e rinascita sono tradotte in una scrittura musicale dalla forza dirompente, fatta di effetti timbrici stridenti, accentazioni irregolari, pulsazioni ritmiche ossessive ed esasperate. Nonostante l’insuccesso iniziale, Le Sacre du printemps sarà destinata a far risuonare l’eco della sua originalità e della sua complessità ritmica nella musica dell’avvenire e Igor Stravinskij, “il giovane selvaggio che alle volte mette le dita nel naso della musica”, secondo una celebre definizione di Claude Debussy, si confermerà geniale esponente di punta del modernismo musicale.

Le locandine:

FRANZ JOSEPH HAYDN

Sinfonia in re maggiore Hob. I:104

Adagio. Allegro / Andante / Menuetto:Allegro / Finale: Allegro spiritoso

FRANZ SCHUBERT

Sinfonia n. 1 in re maggiore D. 82

Adagio. Allegro vivace / Andante / Menuetto: Allegro. Trio / Allegro vivace

WOLFGANG AMADEUS MOZART

Concerto in si bemolle maggiore K. 595 per pianoforte e orchestra

Allegro / Larghetto / Allegro

Direttore

Zubin Mehta

Pianoforte

Maurizio Pollini

Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino

 

 

MAURICE RAVEL

Valses nobles et sentimentales

per orchestra

Modéré / Assez lent / Modéré / Assez animé / Presque lent / Assez vif / Moins vif / Epilogue: Lent

ROBERT SCHUMANN

Concerto in la minore op.54 per pianoforte e orchestra

Allegro affettuoso / Intermezzo: Andantino grazioso / Allegro vivace

IGOR STRAVINSKIJ

Le Sacre du Printemps

Tableaux de la Russie païenne en deux parties

Premier tableau: L’adoration de la terre

Introduction / Les augures printaniers (Danses des adolescentes) /

Jeu du rapt / Rondes printanieres / Jeu des cités rivales / Cortege du Sage / L’adoration de la terre (Le Sage) / Danse de la terre

Deuxieme tableau: Le sacrifice

Introduction / Cercles mysterieux des adolescentes / Glorification de l’Élue / Évocation des ancetres / Action rituelle des ancetres / Danse sacrale (l’Élue)

Direttore Charles Dutoit

Pianoforte Martha Argerich

Orchestre Philharmonique de Monte-Carlo

 

 

Prezzi:

Visibilità limitata e ascolto: 15€ – Galleria: 25€ – Palchi B: 45€   Palchi A: 80€

Platea 4: 45€  Platea 3: 60€  Platea 2: 80€  Platea 1: 100€

Deja una respuesta

Tu dirección de correo electrónico no será publicada. Los campos obligatorios están marcados con *