Dal primo amore con Martino Cafiero Eleonora esce distrutta… e il resto in Undulna

Giovanna Pezzillo


Cosa sarà mai stato l’amore tra Martino Cafiero e Eleonora Duse? Il vero primo amore. In una Napoli dai ritmi popolari e Mediterranei c’era una volta il salotto di Matilde Serao. La scrittrice del ventre di Napoli.
Quel Salotto era legato alla nascita del giornalismo quotidiano, alla cronaca spicciola e dei fatti grandi, quella Napoli amata da Boccaccio e dalle passioni alla Fiammetta. Quella Napoli di Scarfoglio e della commedia del «Ora rido io» e di Eduardo Scarpetta che duellava con d’Annunzio per il copyright della «Figlia di Iorio» e poi successivamente dei fratelli De Filippo.
In una atmosfera di commedia, appunto, e di ironia il riso è drammatico. La storia di Scarfoglio e della ballerina. Il suicidio della ballerina e la bimba lasciata sul davanzale della porta di Matilde.
In un tale contesto si consuma il primo amore di Eleonora Duse. È qui che Eleonora incontra Martino Cafiero. È qui che si innamorano, o meglio che Eleonora si innamora fortemente, passionalmente, sensualmente teatrale del suo Martino.
Un amore passione che doveva diventare un amore matrimonio. Lei resta incinta. Lascia Napoli. Il bambino dopo pochi giorni muore. Lei invia un telegramma con una foto del bimbo e lui risponde: Sei la solita teatrante.
Eleonora da questa grande storia ne esce distrutta. Un amore finito. Un figlio morto. Sempre negli ambienti teatrali incontra Teobaldo Tecchi con il quale contrae matrimonio e dal loro rapporto nascerà Enrichetta. 
Anche questa storia finisce. Sino a incontrare Arrigo Boito. Un altro amore mal vissuto. Boito non ha mai accettato di Eleonora il fatto che fosse una attrice.
Boito non amava il teatro. Legato ardentemente al melodramna sdegnava il teatro di poesia. Un amore importante ma non decisivo.
Con Gabriele sarà destino. Da quell’incontro a Venezia, anche se si sono conosciuti in un camerino di teatro qualche tempo prima, d’Annunzio sarà vita, teatro, poesia e morte. Il resto verrà dopo. Il tutto si potrà trovare nel bel  volume «UNDULNA» scritto a più mani per Solfanelli editore con coordinamento scientifico di Pierfranco Bruni e la cura di Franca De Santis. 

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