| Carlo Di Stanislao |
«L’industria è la spina dorsale di una nazione; senza di essa, la nazione è destinata a piegarsi.» – Henry Ford
Dal 5 al 7 settembre 2025, la 51ª edizione del Forum Ambrosetti ha riunito a Cernobbio leader politici, economici e istituzionali per confrontarsi su temi cruciali per il futuro dell’Italia e dell’Europa. L’evento, intitolato “Lo scenario di oggi e di domani per le strategie competitive”, ha visto la partecipazione di figure di spicco come il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il commissario europeo Valdis Dombrovskis. Non poteva mancare Volodymyr Zelensky, la cui presenza ormai sembra quasi rituale: come se la sua agenda globale comprendesse ogni convegno possibile, tanto che talvolta si scherza sul fatto che il Forum non inizi se lui non è in videochiamata da qualche parte del mondo.
L’Italia tra ambizioni e realtà
Nonostante le dichiarazioni ottimistiche, l’Italia continua a trovarsi in una situazione di stallo economico. Il governo ha confermato una crescita del PIL dello 0,6% per il 2025, ma le sfide rimangono molteplici: disoccupazione giovanile, calo demografico e una produttività stagnante. Il ministro Giorgetti ha parlato di “non più sacrifici”, ma le politiche attuali appaiono insufficienti a stimolare una vera crescita.
La questione industriale
Uno dei temi centrali del Forum è stato il ruolo dell’industria nell’economia italiana. Tuttavia, emerge una realtà preoccupante: l’Italia non ha intrapreso una vera e propria virata verso l’industria. Settori come agricoltura, turismo e artigianato continuano a ricevere maggiore attenzione, mentre l’industria manifatturiera, la digitalizzazione e la trasformazione tecnologica restano spesso trascurate. Questo orientamento limita la competitività internazionale del Paese e ne rallenta la crescita strutturale.
È evidente che il settore privato italiano è pronto a guidare il Paese verso il futuro, ma il ritardo e l’inerzia politica rischiano di vanificare gli sforzi. Non basta parlare di innovazione: servono politiche concrete, infrastrutture efficienti e sostegno alle piccole e medie imprese, che rappresentano il cuore pulsante dell’economia italiana. Davvero siamo ancora nel G7 se continuiamo a accumulare ritardi tecnologici, digitali e industriali rispetto agli altri Paesi avanzati?
Digitalizzazione e sovranità tecnologica
La digitalizzazione e la sovranità tecnologica sono stati altri temi al centro del dibattito. Lisa Monaco, presidente di Global Affairs di Microsoft, ha evidenziato l’importanza di sviluppare tecnologie proprie per ridurre la dipendenza da attori esterni. Tuttavia, l’Italia fatica a colmare il gap digitale, con infrastrutture obsolete, connessioni lente e una burocrazia che rallenta l’innovazione.
Il PNRR, pur prevedendo investimenti in digitalizzazione, non sembra sufficiente a spingere il Paese verso una vera trasformazione. Reti ad alta velocità, 5G e infrastrutture cloud moderne restano carenti rispetto ai principali competitor europei. Senza una strategia chiara, molte imprese rischiano di rimanere indietro e di perdere opportunità sul mercato globale.
Il ruolo delle imprese
Le imprese italiane continuano a dimostrare resilienza e capacità di innovazione. Tuttavia, senza un adeguato supporto da parte delle istituzioni, rischiano di rimanere isolate. Il governo dovrebbe adottare politiche più incisive per sostenere l’industria, incentivare gli investimenti in ricerca e sviluppo e facilitare l’accesso al credito per le PMI. Solo così l’Italia potrà competere efficacemente nel panorama globale.
Critica alla politica italiana
Il Forum di Cernobbio evidenzia una contraddizione evidente: l’Italia possiede un potenziale industriale significativo, ma continua a privilegiare settori tradizionali come agricoltura, turismo e artigianato. Questi comparti, pur importanti, non bastano per garantire crescita e sviluppo strutturale a lungo termine. Ogni governo sembra dimenticare l’urgenza di un piano industriale coerente, lasciando le aziende a confrontarsi con normative complesse, incentivi limitati e infrastrutture tecnologiche insufficienti.
Questa inerzia politica rappresenta il vero ostacolo alla competitività dell’Italia. Il Paese ha bisogno di strategie coraggiose e investimenti mirati per modernizzare l’industria, stimolare l’innovazione digitale e sostenere le nuove generazioni di imprenditori.
Basta aiuti di Stato alle aziende che delocalizzano
È arrivato il momento di dire basta agli aiuti di Stato alle industrie che licenziano, delocalizzano e pagano le tasse all’estero. Non è più accettabile sostenere chi non investe nel Paese, mentre le PMI italiane, i giovani imprenditori e i settori strategici restano lasciati a sé stessi. Il futuro industriale dell’Italia richiede responsabilità, trasparenza e incentivi mirati a chi realmente produce, innova e mantiene posti di lavoro sul territorio nazionale.
La responsabilità sociale e ambientale
Oggi, l’impresa non è più giudicata solo sui profitti: la responsabilità sociale e ambientale è centrale. Il Convegno ha ribadito l’importanza di investire in sostenibilità, ridurre le emissioni e sviluppare filiere produttive innovative. L’Italia potrebbe diventare leader mondiale in questo campo, ma servono politiche efficaci e incentivi concreti, non semplici dichiarazioni.
Confronto internazionale
Il Forum ha offerto una prospettiva globale con la partecipazione di relatori provenienti da Europa, Stati Uniti e Asia, mostrando come l’Italia possa competere a livello internazionale. Tuttavia, anche in questo contesto emerge la criticità: la lentezza e la confusione della politica italiana ostacolano il pieno potenziale delle imprese. Temi come commercio internazionale, energia e transizione ecologica diventano urgenti, ma troppo spesso restano al livello delle parole.
Giovani imprenditori e innovazione
L’attenzione alle giovani generazioni è cruciale. Il Forum dedica sempre più spazio ai giovani imprenditori e innovatori, riconoscendo che il futuro dipende dalla capacità di attrarre talenti e stimolare creatività. Tuttavia, la politica spesso ignora o rallenta le opportunità, lasciando che la loro energia resti sottoutilizzata. Qui emerge chiaramente la distanza tra le esigenze del mondo produttivo e le azioni concrete del governo.
Conclusioni
Il Forum di Cernobbio 2025 ha offerto spunti interessanti per il futuro dell’Italia, ma le parole devono essere accompagnate da azioni concrete. È fondamentale che il governo riconosca l’importanza dell’industria come motore di crescita e sviluppo e adotti politiche efficaci per sostenerla.
Cernobbio è simbolo di resilienza e lungimiranza: un punto di osservazione privilegiato per chi vuole comprendere le dinamiche economiche italiane, le sfide globali e le possibilità concrete di crescita. È il luogo in cui il futuro si costruisce, un incontro alla volta, e dove la politica dovrebbe finalmente capire che l’industria italiana non può aspettare oltre e che continuare a puntare solo su agricoltura, turismo e artigianato non basta a garantire prosperità e competitività a lungo termine.
Solo un’azione politica decisa, con investimenti in infrastrutture tecnologiche, digitalizzazione, ricerca e sviluppo, e il fermo rifiuto di sostenere chi delocalizza o licenzia, potrà trasformare l’Italia in un Paese competitivo, innovativo e sostenibile.
Il Forum di Cernobbio 2025 non è stato solo un luogo di dibattito, ma un monito chiaro: le imprese italiane meritano attenzione, strategie e coraggio prima che sia troppo tardi. Il futuro industriale dell’Italia dipende da chi decide di agire, non da chi si limita a parlare.
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