Roma, «Angeli tra cielo e terra» di Meo Carbone – Giovedì 17 giugno s’inaugura la Mostra dell’artista pugliese nella Basilica di Santa Maria degli Angeli

 

 

6 giugno 2021

In mostra a Roma Angeli tra cielo e terra di Meo Carbone

Il 17 giugno s’inaugura nella Basilica di Santa Maria degli Angeli l’esposizione dell’artista pugliese

di Goffredo Palmerini

ROMA – S’inaugura il 17 giugno alle ore 18:30 a Roma, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri (piazza della Repubblica), la mostra “Angeli tra cielo e terra” di Meo Carbone, l’ultimo coinvolgente progetto dell’artista pugliese giramondo che ha dedicato una corposa serie di opere agli angeli della pandemia – operatori sanitari e vittime del Covid. I dipinti, dapprima esposti in una mostra digitale nell’anno della pandemia, finalmente potranno essere apprezzati nell’esposizione allestita in una sede prestigiosa qual è la basilica di Santa Maria degli Angeli, realizzata da Michelangelo nel 1562 su commissione di Pio IV, con il riattamento dell’aula centrale (frigidarium) delle antiche terme di Diocleziano.

Un artista di straordinaria sensibilità Meo Carbone, che alla qualità della ricerca artistica ha sempre associato valori universali come il dialogo interculturale, una profonda spiritualità, una grande e matura attenzione per le migrazioni, particolarmente per l’Emigrazione italiana, la più grande diaspora della storia dell’umanità per un Paese, quale l’Italia, che dal 1861 ha visto partire quasi 30 milioni di italiani per le terre d’emigrazione d’ogni continente. Carbone ha dedicato al fenomeno migratorio italiano importanti mostre che hanno girato l’Italia, il nord America in lungo e largo ed altre destinazioni. Già un quarto di secolo fa egli dedicava all’emigrazione italiana negli Stati Uniti la mostra “The Dream”, seguita da “Partono i bastimenti”, quindi il rilevante progetto espositivo approntato nel centenario della morte di Santa Francesca Saverio Cabrini, patrona degli emigranti. E’ stato questo uno dei temi dominanti della sua ricerca artistica, forse il maggiore, cui Meo Carbone ha applicato una rilevante diligenza di introspezione del fenomeno migratorio italiano, con numerose esposizioni negli Stati Uniti, con eventi culturali associati, con la produzione del video-documentario “The Dream… per non dimenticare” e del volume “Francesca e i migranti. Ieri Oggi Domani”. Ma ora torniamo ad “Angeli tra cielo e terra”, opere realizzate in tempo di pandemia, la cui mostra si aprirà a Roma giovedì prossimo 17 giugno.

Nell’occasione verrà anche presentato anche il volume che documenta le opere realizzate dall’artista per questo interessante progetto, accompagnate da numerose testimonianze e contributi. Nella Presentazione che apre il Catalogo il Prof. Claudio Crescentini scrive, tra l’altro: “San Tommaso nella Summa Teologica insegna che «L’angelo può trovarsi in un luogo, ma non circoscritto come i corpi; vi si trova in quanto opera qualcosa e così, anziché essere contenuto nel luogo, lo contiene». E l’insegnamento continua: «L’angelo non conosce tutto per sua natura, cioè per mezzo di sé stesso, perché dovrebbe avere in sé stesso tutto ciò che può conoscere, cosa che è propria di Dio: l’angelo conosce per immagini mandategli da Dio, per riflessi di Dio». Ma l’angelo oltre che conoscere «per immagini» è esso stesso immagine, seppur non di Dio, prerogativa data all’uomo, ma dello spirito. Quella immagine tramite la quale possiamo conoscere lo spirito divino e che Meo Carbone traduce con il sublime linguaggio dell’arte d’oggi. Immagini nuove, essenziali, propulsive. […] In queste nuove opere Carbone, infatti, approfondisce e ancor di più indaga, attraverso la materia cromatica, la dissoluzione pittorica della forma nella luce e nel movimento dinamico della linea destrutturata, usata sempre dall’artista con metodo e scioltezza, senza mai dimenticare la matrice geometrico-formale dei fenomeni cinetici della realtà contemporanea, inserendola però in un substrato decisamente più spirituale. Il tutto corroborato da un disegno sintattico e vigoroso […].

I suoi odierni angeli – annota inoltre il prof. Crescentini -, creati in questo periodo di forzata resilienza globale, partono proprio dalla molteplicità dinamica di quel segno, con in più la formazione di un corpo destrutturato da linee e fratture che allontanano i suoi angeli dal Fisico per la congiunzione con il Metafisico. Angeli/concetti che danno la dimensione del riflettere di Carbone sul post-costruttivismo e sul post-cubismo, senza sfuggire, sul piano cromatico, all’ipertensione dei colori sempre più pop e nuances acide a effetto flou. Tutti angeli areografati su supporti di diversa natura che, a nostro avviso, proprio attraverso questa scelta materica, vedono intensificare la visione e rafforzare, vivificare il proprio contenuto grazie a sprazzi di luce, o meglio di luce/colore. E la forma si fa concetto. In queste nuove opere Carbone, infatti, approfondisce e ancor di più indaga, attraverso la materia cromatica, la dissoluzione pittorica della forma nella luce e nel movimento dinamico della linea destrutturata, usata sempre dall’artista con metodo e scioltezza, senza mai dimenticare la matrice geometrico-formale dei fenomeni cinetici della realtà contemporanea, inserendola però in un substrato decisamente più spirituale. Il tutto corroborato da un disegno sintattico e vigoroso. L’iconografia degli angeli è tra le più ricche che il passato ci consegna e l’arte, in tutte le sue espressioni, ha sempre voluto esaltare queste entità consegnandone poi il risultato estetico all’immaginario collettivo. Così come fa anche Meo Carbone, seppur con una nuova metodologia espressiva che nulla ha da invidiare al suo/nostro passato dell’arte. La versione di Carbone è presente con aspirazione al futuro, su una linea dell’angelologia iconografica dell’arte contemporanea che ha dei corrispettivi e precedenti creativi di forte ispirazione post-novecentesca […].”

Il volume, realizzato dalla Fondazione “The Dream – Per non dimenticare”, reca in apertura di volume un’intensa riflessione del Parroco di Santa Maria degli Angeli, Don Franco Cutrone ed un pensiero dell’arch. Pascale Carbone, Presidente della citata Fondazione. Seguono numerose testimonianze e contributi sul valore non solo artistico del progetto di Meo Carbone, come pure espressioni di apprezzamento per il forte messaggio di grande umanità e spiritualità che connota questa intensa produzione pittorica, densa di significati. Dall’Italia e dall’estero, questi gli autori delle testimonianze e dei contributi raccolti in catalogo: Mons. Guerino Di Tora, Sister Barbara Staley, Father James V. Marchionda, Gianni Letta, Luigi C. Angrisani, Hazel Arthur, Chester Biscardi, Dominic Candeloro, Fabio Capocaccia, Gloria Coco, Maria Rosaria D’Alfonso, Gianfilippo Della Croce, Batya Elbaum, Kathy Felmey, Roberta Filippi, Delfina Licata, Lina Lo Giudice Sergi, Elisabetta Marino, Franco Masciandaro, Laura Monachesi, Goffredo Palmerini, Luigi Romiti, Steven R. Sternfeld, Andrea Weine. Qui di seguito, se può essere d’interesse, il contributo di chi scrive.

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GLI ANGELI DI MEO CARBONE

Sempre belle e intense le opere pittoriche di Meo Carbone. C’è sempre un significato profondo nei temi che egli sceglie e nel linguaggio artistico con il quale li esprime. Particolarmente emozionanti sono poi le sue rassegne pittoriche tematiche, percorsi che accompagnano chi ammira le sue opere e l’intrigo dei suoi colori in un viaggio dell’anima, in una ricerca dell’essenza, in una sospensione dagli assilli banali del quotidiano verso una dimensione spirituale che dà significato vero alla vita. Apre sempre porte nuove la pittura di Meo Carbone, apre al prossimo nostro: all’altro, all’emarginato, al diverso, a chi soffre.

Questa premessa appare necessaria per esprimere l’emozione provata nel “visitare” la Mostra digitale “Angeli”, realizzata dall’Artista in tempo di pandemia da Covid 19. C’è nei dipinti di Meo Carbone tutto il significato del viaggio, della sofferenza nella Passione, dell’abbandono nella Morte, della luce nella Resurrezione alla vita eterna. Naturale che questi splendidi Angeli ci richiamino i nostri “fratelli in Cristo” che nella pandemia hanno sofferto – e in tutto il mondo stanno soffrendo ancora – l’abbandono nella malattia, la loro Passione nelle Sale di rianimazione, o che hanno patito il patibolo d’una Morte struggente nella solitudine dagli affetti più cari.

Hanno condiviso con Cristo Gesù la terribile esperienza della Croce, il Venerdì santo li ha accomunati al Redentore. “Signore, ricordati di me quando sarai nel tuo regno”, hanno pregato da peccatori sofferenti, ed Egli gli ha risposto a ciascuno “Oggi sarai con me in Paradiso”. Ecco, sono ora tutti Angeli nel cielo, risorti attraverso la sofferenza, abbracciati dal Padre misericordioso, arrivati in Paradiso a centinaia e centinaia di migliaia da ogni angolo del mondo, in una redenzione passata attraverso la sofferenza che dà senso all’umanità, ne cancella le brutture, gli egoismi e le abiezioni, facendoci tutti fratelli.

Ci consegnano, questi speciali Angeli della pandemia – tra i quali anche tanti medici, infermieri, operatori del soccorso – un messaggio universale di fraternità, di nuovo umanesimo, di ritorno alla dimensione spirituale. Di ritorno alla Fede. Una Fede che trova il suo significato più autentico quando saremo capaci di diventare buoni samaritani verso il prossimo, verso gli ultimi che ci sono accanto. Quando saremo capaci di vivere nella Carità, così come San Paolo la descrive nella prima lettera ai Corinzi. Solo allora potremo avere la Speranza di “cieli nuovi e terra nuova”.

Goffredo Palmerini

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Meo Carbone, pittore e scultore, è nato nel 1945 a Minervino Murge (Bari). Già dalla tenera età di 14 anni manifesta le sue prime espressioni artistiche realizzando i ritratti di Eisenhower e Kruscev per ricordare lo storico incontro tra i due presidenti negli Stati Uniti d’America. Nel 1963 frequenta lo studio dello scultore Lorenzo Ferri dove apprende e perfeziona le tecniche artistiche dalla pittura alla scultura. Dal 1971 inizia la sua attività artistica realizzando la sua prima mostra a Roma e vincendo a Colonia il premio “Tevere – Reno”. Nel 1975 è invitato alla 10ª Quadriennale di Roma “The New Generation” e sarà più volte segnalato nel catalogo Bolaffi dai professori Giovanni Carandente ed Arturo Bovi, mentre lo storico prof. Giulio Carlo Argan lo segnala per un anno accademico a Parigi. Dal 1977 si trasferisce a Los Angeles con la moglie, di nazionalità americana, e viene invitato dal Los Angeles County Museum of Modern Art a partecipare con una mostra a confronto con artisti della California. Nel 1980 rientra in Italia ed inizia un lungo periodo di riflessione; nel frattempo partecipa a Baden Baden alla 3° Biennale di Grafica Europea, e a Firenze al Forte Belvedere, alla mostra dedicata ai “Libri e Pagine d’artista”. Successivamente, nel 1989, torna nuovamente negli Stati Uniti alla ricerca della propria identità artistica. Attraverso alcune letture rimane affascinato dalla cultura dei Nativi–Americani e viene catturato da alcuni simboli delle loro divinità.

Realizza quindi le sue prime sculture-totem e a conclusione di questo progetto, nel 1992, il professor Paolo Portoghesi presenta il libro “Deities”, omaggio alle divinità indiane del Nord America, in occasione del 500° anniversario della scoperta dell’America. La mostra, esposta in alcune città italiane tra cui Pescara, Spoleto e Roma a Palazzo dei Congressi, dal 1994 diventa itinerante negli Stati Uniti partendo da Miami, Orlando, Chicago, Salt Lake City ed infine San Francisco. A Chicago, nel 1995, incontra il prof. Dominic Candeloro dell’Università dell’Illinois, storico dell’immigrazione italiana del Nord America, ed ancora una volta Meo Carbone viene attratto da una mostra di fotografie, “La Storia degli Italiani a Chicago” curata da Candeloro. Nasce così un’intesa. Queste immagini lo riportano a riflettere sulla propria infanzia e sulla propria condizione di artista peregrinante, dove scopre di essere lui stesso un emigrante. Grazie a questo incontro decide di iniziare una serie di opere dedicate alle famiglie italiane, protagoniste della diaspora del popolo italiano negli Stati Uniti d’America. Contemporaneamente alla mostra sull’Emigrazione Italiana porta avanti un progetto dedicato ai Grandi Capi Indiani. A cavallo del nuovo millennio, realizza una serie di mostre dedicate all’emigrazione, di cui, nel 2005 presso l’Archivio Centrale dello Stato, nel 2013 presso il Complesso del Vittoriano, nel 2017 dedica un progetto al Centenario della morte di Santa Francesca Saverio Cabrini. Questa mostra è stata esposta anche in alcune città americane come Washington, San Francisco, Pittsburgh e Chicago. Il progetto sugli Angeli dedicato alle vittime del covid-19 è impresa artistica attuale.

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