Serena conduce operaclassica eco italiano.

COMUNICATO STAMPA

Martedì 1 marzo 2022 alle ore 20, al nuovo auditorium “Zubin Mehta” prima recita delle cinque previste per L’amico Fritz, di Pietro Mascagni. Sul podio, alla guida del Coro e dell’Orchestra del Maggio il maestro Riccardo Frizza, la regia è firmata da Rosetta Cucchi. Sul palcoscenico Charles Castronovo, Salome Jicia, Teresa Iervolino, Massimo Cavalletti.

L’ultimo titolo operistico della stagione prima dell’avvio dell’84esima edizione del Festival del Maggio Musicale

Firenze, 24 febbraio 2022 – Ultimo titolo operistico della stagione prima dell’avvio dell’84esima edizione del Festival del Maggio Musicale, martedì 1 marzo 2022, alle ore 20 presso l’auditorium Zubin Mehta del Teatro del Maggio, va in scena la prima recita di L’amico Fritz, l’opera di Piero Mascagni, su libretto di Nicola Daspuro, Guido Menasci e Giovanni Targioni-Tozzetti per l’editore Sonzogno. Alla guida del Coro e dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino il maestro Riccardo Frizza, la regia è di Rosetta Cucchi. Al loro fianco una compagnia di canto di grande interesse: Charles Castronovo, al suo debutto al Maggio, è Fritz Kobus, Salome Jicia è Suzel, Teresa Iervolino interpreta Beppe lo zingaro, mentre il ruolo di Davide il rabbino è interpretato da Massimo Cavalletti. Con loro Dave Monaco, Francesco Samuele Venuti e Caterina Meldolesi. In questo nuovo allestimento scene e costumi sono curati da Gary McCann, le luci da Daniele Naldi. Il maestro del Coro è Lorenzo Fratini.
La commedia lirica in tre atti che al Maggio verrà rappresentata senza intervalli e della durata complessiva di circa un’ora e mezza, è stata messa in scena, per le stagioni del Maggio, solo in due occasioni precedenti, la prima nel 1939, e torna a Firenze dopo ottantun’anni dall’ultima rappresentazione: era infatti il maggio del 1941 quando L’amico Fritz è andato in scena per l’ultima volta, diretto dallo stesso Pietro Mascagni con la regia di Celestino Celestini.

Altre quattro le recite previste in cartellone: il 3 e il 9 marzo alle ore 20, il 6 marzo alle ore 15:30 e il 12 marzo alle ore 18.

Dopo il successo di Cavalleria rusticana, Pietro Mascagni già pensa a nuovi soggetti da mettere in musica. L’iniziale progetto de I Rantzau, ispirato a un romanzo di Emile Erckmann e Alexandre Chatrian, viene momentaneamente accantonato per L’amico Fritz, una commedia sentimentale dei medesimi autori caldeggiata dall’editore Sonzogno che già ne aveva ordinato la riduzione librettistica ad Angelo Zanardini. Ma il libretto approntato da Zanardini non piace al compositore e così si rende necessario l’intervento del letterato Angelo Daspuro prima, e dei fidati Guido Menasci e Giovanni Targioni-Tozzetti poi. Mascagni inizia a lavorare all’opera nell’inverno del 1891 completandola in tempo per il debutto al Teatro Costanzi di Roma il 31 ottobre dello stesso anno. Il successo della prima rappresentazione tuttavia non salva L’amico Fritz da un destino accidentato fatto di pareri e giudizi contrastanti. Primo fra tutti quello di Giuseppe Verdi, che biasimò le troppe dissonanze e i continui cambiamenti di tempo in partitura e stroncò il libretto. In verità Mascagni aveva deliberatamente scelto il soggetto dell’Amico Fritz, dove l’azione è pressoché inconsistente, proprio per far risaltare la sua musica. Una musica fresca, dai toni affettuosi e adatta ai buoni di cuore – come la definì lo stesso autore – che tratteggia con mano leggera il piccolo idillio amoroso di Fritz Kobus, scapolo impenitente del paese, e dell’incantevole Suzel, figlia del suo fattore che lo farà innamorare.

Riccardo Frizza torna al Maggio nel volgere di breve tempo, dopo aver diretto le recite di Rigoletto di Giuseppe Verdi andato in scena nell’ottobre 2021 per la regia di Davide Livermore. Parlando della struttura musicale dell’opera di Mascagni il maestro Frizza ha sottolineato di quanto importante sia stato il lavoro musicale del compositore livornese, soprattutto in relazione al libretto stesso dell’opera: “Lavorando su un libretto ‘debole’ da un punto di vista drammaturgico si cimenta in tante novità musicali: ci sono moltissimi cambi di tempo, melodie che si ripetono spesso con accenti spostati. È davvero un’opera di sperimentazione, che porta con sé alcune melodie che poi verranno in futuro riprese da Giacomo Puccini nella Manon Lescaut e addirittura ne La Bohème”. Continuando nella sua analisi, Riccardo Frizza ha inoltre parlato del lavoro svolto con la regista, Rosetta Cucchi: “Rosetta è una musicista e questo fa sì che riesca a riconoscere tutte le sfumature musicali dell’opera, riuscendo a costruire un’esibizione molto piacevole basata sulla musica: lo spettacolo è ambientato a New York prima e in una tipica winery americana poi; la messa in scena è molto ben congegnata, con cambi di scena rapidi e consente, in uno spazio contenuto, di mettere in relazione tutti i personaggi”. Per Riccardo Frizza la prima recita de L’amico Fritz segnerà inoltre il suo esordio sul podio del nuovo auditorium Zubin Mehta: “Per me lavorare in questa nuova sala è stato veramente piacevole: nonostante le dimensioni leggermente ridotte dell’organico orchestrale e della buca dell’orchestra, l’acustica perfetta e la vicinanza che c’è fra gli artisti sul palcoscenico e il direttore ci hanno permesso di sfruttare molto i ‘colori’ musicali dell’opera, soprattutto per quello che riguarda le voci, aiutandoci inoltre a essere molto precisi in alcuni passaggi musicali talvolta molto complessi”.
Rosetta Cucchi, che torna al Maggio dopo aver curato la regia di Risurrezione di Franco Alfano, andata in scena nel gennaio 2020 con la direzione di Francesco Lanzillotta, è anche lei al suo debutto nell’auditorium ‘Zubin Mehta’: “È il mio primo spettacolo in questa nuova sala, e devo dire che l’acustica è davvero impressionante. La storia che cerchiamo di raccontare è lieve, leggera, quasi alla Italo Calvino possiamo dire: una leggerezza che però tutto vuol dire fuorché superficialità. Abbiamo deciso di dare come sfondo alla vicenda le lontane Americhe, quasi come se fosse un lontano richiamo ai film di Woody Allen o al film di Norman Jewison Stregata dalla luna”.

Sul palcoscenico, nel ruolo del protagonista Fritz Kobus, Charles Castronovo, al suo debutto assoluto sulle scene del Maggio: riconosciuto a livello internazionale come uno dei migliori tenori della sua generazione, Castronovo ha cantato nella maggior parte dei teatri più importanti del mondo come la Royal Opera House, il Covent Garden, l’Opera di Stato di Vienna, l’Opera di Stato di Berlino, l’Opera di Parigi, la Bayerische Staatsoper e ai Festival di Salisburgo e di Aix en Provence. Il suo repertorio spazia dai grandi ruoli tenorili di Mozart in Don Giovanni, Così fan Tutte e Die Zauberflöte, a Edgardo in Lucia di Lammermoor, Nemorino ne L’Elisir d’Amore e Alfredo ne La Traviata. Nelle ultime stagioni Castronovo ha anche ottenuto ampi consensi per le sue interpretazioni nel ruolo del protagonista in Faust, Romeo in Romeo et Juliette, il Duca in Rigoletto, Rodolfo in La Bohème e Tom Rakewell in The Rakes Progress. Ha recitato nel ruolo del protagonista de Il Postino di Daniel Catan al fianco di Placido Domingo nella prima mondiale dell’opera a Los Angeles, così come a Parigi e Santiago.
Al suo fianco, nel ruolo di Suzel, la giovane figlia del fattore, il soprano Salome Jicia che torna sulle scene del Maggio dopo il suo debutto assoluto, avvenuto nel maggio del 2019 con La straniera di Vincenzo Bellini diretta da Fabio Luisi per la regia di Mateo Zoni. Ha vinto molti premi e riconoscimenti come il Grand-Prix al “Festival Internazionale di Musica” in Turchia, il primo premio al “Concorso Internazionale di Canto” in Armenia e il primo premio nel “Concorso internazionale di canto Lado Ataneli” nel 2012 ed è una presenza costante nei cartelloni di importanti teatri internazionali come l’Opera di Roma, la Royal Opera House di Londra e il Teatro Bolshoi di Mosca. È stata Aspasia in Mitridate re di Ponto di Wolfgang Amadeus Mozart; Rosina ne La finta semplice sempre di Mozart e la Contessa di Foleville ne Il viaggio a Reims di Gioacchino Rossini. Ha anche cantato in Semiramide al Tchaikovsky Concert Hall Festival a Mosca e al “Festival Internazionale dell’Opera di Alejandro Granda” a Lima, in Perù.
Teresa Iervolino sarà invece Beppe, lo zingaro: diplomatasi nel 2011 presso il conservatorio “Domenico Cimarosa” di Avellino, già nel 2008 aveva iniziato ad esibirsi in una serie di concerti lirico-sinfonici nel territorio campano e nel 2010 è vincitrice del terzo premio al concorso lirico internazionale “Città di Ravello”. Nel 2012 si qualifica al 63° concorso per giovani cantanti lirici d’Europa 2012 ASLICO come vincitrice esordiente e con quella Istituzione si esibisce in vari spettacoli.Nel 2012 è vincitrice del primo premio al Concorso lirico Internazionale “Città di Bologna” e dei Premi speciali “Gigliola Frazzoni” e “Anselmo Colzani”. In occasione del Concorso “Città di Bologna” segue, inoltre, un corso tenuto dal Soprano Cinzia Forte e dal regista Francesco Micheli. Successivamente è vincitrice del primo premio al “Concorso lirico Internazionale Salicedoro” 2012, e al Concorso lirico Internazionale “Maria Caniglia” 2012, e vince l’As.Li.Co. 2013 per il ruolo di Tancredi e il primo premio al Concorso Internazionale Etta Limiti. Recentemente, sulle scene del Maggio, è stata fra le protagoniste della Linda di Chamounix di Gaetano Donizetti, andata in scena nel settembre 2021 diretta da Michele Gamba per la regia di Cesare Lievi.
Massimo Cavalletti, che recentemente al Maggio è stato fra i protagonisti de Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini andato in scena nell’ottobre del 2020 diretto da Michele Gamba per la regia di Damiano Michieletto, interpreta il ruolo di Davide il rabbino, il quale cercherà in tutti modi di far confessare l’amore che Fritz e Suzel provano segretamente l’uno per l’altra. Fra i più apprezzati baritoni della sua generazione, sin dal suo debutto avvenuto nel 2004 Cavalletti ha rapidamente conquistato i più prestigiosi teatri d’opera e festival internazionali, fra cui il Metropolitan Opera di New York, il Teatro alla Scala, il Royal Opera House Covent Garden, la Staatsoper di Vienna, la Staatsoper di Berlino, l’Opera di Zurigo e il Festival di Salisburgo.
Dave Monaco interpreta invece il ruolo di Federico, uno dei due compagni di avventure di Fritz: il giovanissimo tenore, classe 1996, muove i primi passi da corista, debuttando con il Gran Coro Lirico Siciliano in Nabucco, Aida, Rigoletto e Norma. Nel 2018 vince il Concorso Internazionale ‘Giovani Talenti Per la Lirica, Premio Ettore Campogalliani’ e il Premio ‘Mietta Sighele’ alla XXV Edizione del “Concorso Internazionale Riccardo Zandonai” di Riva del Garda. Da novembre 2018 entra a far parte dello “Young Artist Program” del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino; dove si perfeziona con Richard Barker, Leone Magiera, Bruno De Simone e Jessica Pratt. Recentemente al Maggio è stato fra i protagonisti dello spettacolo L’elisir d’amore per i bambini, diretto da Gianna Fratta per la regia di Grischa Asagaroff. Completano il cast due giovani artisti dell’Accademia del Maggio Musicale Fiorentino: Francesco Samuele Venuti nel ruolo di Hanezò, l’altro amico fidato di Fritz, e Caterina Meldolesi nel ruolo di Caterina, la governante.
La locandina:

L’AMICO FRITZ
di Pietro Mascagni

Commedia lirica in tre atti di P. Suardon (pseudonimo di Nicola Daspuro)
con interventi di Pietro Mascagni, Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci, tratto dal romanzo L’ami Fritz di Émile Erckmann e Alexandre Chatrian
Musica di Pietro Mascagni
Edizione: Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali
Nuovo allestimento

Maestro concertatore e direttore Riccardo Frizza
Regia Rosetta Cucchi
Scene e costumi Gary McCann
Luci Daniele Naldi

Suzel, giovane figlia del fattore di Fritz Kobus: Salome Jicia
Fritz Kobus, giovane e ricco possidente: Charles Castronovo
Beppe, lo zingaro: Teresa Iervolino
David, rabbino: Massimo Cavalletti
Federico, amico di Fritz: Dave Monaco
Hanezò, amico di Fritz: Francesco Samuele Venuti
Caterina, governante di Fritz: Caterina Meldolesi

Coro e Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del Coro Lorenzo Fratini
Assistente regista Davide Gasparro
Assistente scenografo Eleonora Peronetti
Assistente costumista Gabriella Ingram

Figuranti speciali: Daria Dmitrieva, Elena Barsotti, Maria Lucia Bianchi, Sara Silli, Giacomo Casali, Leonardo Cirri, Giampaolo Gobbi, Emanuele Marchetti, Domenico Nuovo, Francesco Pacelli

Allestimento Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Con sopratitoli in italiano e inglese a cura di Prescott Studio, Firenze

Prezzi:

Settore D: 30€
Settore C: 60€
Settore B: 120€
Settore A: 160€

Rosetta Cucchi: “Ci siamo messi davanti alla sfida di mettere in scena, quasi in modo cinematografico, questo spettacolo nel nuovo auditorium. Nell’ Amico Fritz risponde al dettame Calviniano che la leggerezza è non avere pesi nel cuore. Quest’opera è così: e nonostante il libretto sia molto semplice, quasi banale, questa banalità riesce a sposarsi perfettamente con la musica di Mascagni, aiutando a trasmettere questa sensazione di leggerezza. Abbiamo ambientato l’opera in questo tipico bar americano, di proprietà del protagonista Fritz, frequentato da tutta la comunità ebraica e non e dove possiamo trovare quasi tutti gli stereotipi classici da bar: dai clienti abituali ai giocatori d’azzardo. Qui l’altra protagonista, Suzel, che gestisce la proprietà di campagna di proprietà dello stesso Fritz, viene per poter dare al protagonista i vari resoconti sull’andamento della vigna. Lei soprattutto all’inizio si sentirà quasi ‘sperduta’ in questa fetta così moderna di città rispetto alla campagna dove è cresciuta: ma a differenza di molte storie, come in Io e Annie di Woody Allen ad esempio dove si raccontano le ragioni della fine di un amore, in questa storia si racconta l’inizio dell’amore: i primi passi che ognuno dei protagonisti farà per raggiungere l’altro. In tutto questo c’è David: un rabbino che si prende sul serio (ma non troppo) e che quando declama i suoi sermoni finisce sempre per auto-ironizzare su sé stesso; in relazione anche all’importanza che l’autoironia ha nella comunità ebraica. In questa produzione abbiamo davvero giocato con noi stessi e con la storia che racconteremo.”

Riccardo Frizza: “Come diceva Rosetta, l’aver avuto fra le mani un libretto debole ha in un certo senso spinto Pietro Mascagni di dare il meglio di sé sul piano compositivo: è ancora giovane, e mette in atto il suo metodo ‘accademico’. Se noi guardiamo in modo più attento la partitura troviamo senza dubbio delle soluzioni compositive davvero geniali, anticipatrici di alcune caratteristiche di Puccini addirittura; Mascagni è senza dubbio un compositore molto più importante di quello che siamo abituati a pensare. Le parti più geniali secondo me sono quelle centrali, ricche di recitativi: qui si trovano un sacco di idee musicali nuove, oltre ad alcuni richiami alla tradizione verdiana e belcantistica naturalmente. Non avere un ritmo ripetitivo ma anzi, spostarlo quasi sempre ad ogni misura, da senza dubbio questo senso di libertà e leggerezza. Non conoscevo bene quest’opera, ma studiandola posso dire senza dubbio che sia un assoluto capolavoro.”

Charles Castronovo: “Quando ho sentito che avremmo fatto L’amico Fritz sono stato subito molto interessato: non ho mai affrontato un ruolo di Mascagni fino ad ora, per me questo è come un ‘passo’ verso un verismo più delicato. All’inizio mi sono trovato quasi confuso leggendo la mia parte, davvero piena di cambi di tempo ma, studiandola, ne ho scorto anche tutti gli aspetti lirici, essendo questa secondo me un’opera davvero completa (per quanto riguarda il mio ruolo). È stata per me anche una sfida: macchiare la mia voce con tinte veriste pur mantenendo l’orientamento verso il belcanto. Io credo che questa produzione sia, grazie al lavoro di Rosetta, un’opportunità per notare tutte le soluzioni recitative messe in atto sulla scena, anche quelle che sembrano minori. Per me anche solo cantare in Italia è un privilegio: mio padre era siciliano ed esibirmi in questo paese è assolutamente affascinante ed emozionante.

Salome Jicia: “Per me è sempre un grande onore tornare in questo teatro: l’atmosfera che si respira in questa produzione, anche grazie allo splendido lavoro di Rosetta, è davvero piacevole e ha reso questo percorso lavorativo fresco e brillante.”

Teresa Iervolino: “Io qui mi sento a casa. Quest’esperienza è stata davvero unica: è stato bello, dopo questi due anni davvero difficilissimi per tutti noi, ritrovarsi qui in questa particolare produzione nella quale si respira un’aria di spensieratezza e trovo tanta energia positiva, grazie anche al lavoro svolto da Rosetta Cucchi e dal maestro Frizza. Adoro il mio personaggio, soprattutto perché mi ‘permette’ di divertirmi davvero tanto in scena, pur non essendo di certo Beppe fra i protagonisti. Pur facendo parte della comunità ebrea Beppe è uno zingaro, anche se diverso dall’idea “Carmeniana” di zingaro a cui siamo abituati a pensare. È simpatico ma buono, quasi con un’indole alla Robin Hood.”

Caterina Meldolesi: “All’inizio ero un po’scettica: il libretto mi sembrava povero ma fin da subito, invece, sono rimasta affascinata dal lavoro svolto da Rosetta, che ha reso la storia davvero fruibile per ogni palato. Anche il mio ruolo, che prevede poche e piccole parti cantate, è completamente compensato da una quasi costante presenza in scena, e io devo ammettere che mi sono divertita tantissimo. Anche le prove stesse sono state ragione di molto apprendimento ma anche di divertimento, ed è un onore poter iniziare ad esplorare questo ruolo accanto al maestro Frizza”

Dave Monaco: “Fin da subito ci siamo approcciati con quest’opera sapendo di avere parti minori, ma con il lavoro svolto insieme a Rosetta abbiamo trovato da subito il nostro ‘posto sul palcoscenico’ e ci siamo davvero divertiti tantissimo. Con il maestro Frizza hanno fatto davvero un lavoro splendido, creando un ambiente comodo e piacevole. Lo stare in scena così tanto, anche per dei ruoli minori non è semplice: ma in questa produzione siamo riusciti a sviluppare i nostri personaggi in un modo davvero notevole. Vorrei anche sottolineare la grande ‘forza registica’ di aver messo in scena momenti in cui la tensione si abbassa notevolmente e che proprio grazie alle intuizioni di Rosetta si trasformano in situazioni assolutamente piacevoli.”

Riccardo Frizza/2: “All’inizio, appena presa in mano l’opera non ero molto convinto: il mio approccio alla partitura è stato lento. Poi piano piano ho iniziato a dedicarmi ad esse e ho cominciato letteralmente ad amarla: alla prima prova con il cast ho constatato ‘dal vivo’ quelle sensazioni che avevo avvertito nello studiarla. La messa in scena inoltre penso aiuti molto lo spettacolo e dia un senso ad un libretto altrimenti desueto e abbastanza fragile.”

Rosetta Cucchi/2: “La prima volta che mi sono approcciata al libretto dell’Amico Fritz, che non conoscevo granché, mi sono quasi messa le mani nei capelli! Anche Giuseppe Verdi stesso lo definì ‘sciocco’: c’è davvero poco e nulla ed è molto fragile, quindi ho davvero dovuto lavorarci su con molto impegno. Poi d’improvviso mi è tornato in mente il film Stregata dalla luna: pur essendo un’opera davvero tanto distante dal lavoro di Mascagni, mi ha ispirato, e ricordato, questa caratteristica tipica delle varie e variopinte comunità newyorkesi come quelle italiane o ebraiche ad esempio, e la loro enorme vitalità. Questa idea mi ha suggerito che forse fosse questa la strada da percorrere e che l’opera stessa avrebbe inoltre giovato di un cambio di ambientazione, e per questo ho deciso di ‘trasportarla’ nella New York del 1983.”

 

 

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