Pierfranco Bruni
Un filosofo delle idee che ha creduto e crede al «santuario della saggezza». Gianfranco Dioguardi. La vita come prudenza e non solo.
La cultura come impresa. Un’idea che Gianfranco Dioguardi ha sottolineato più volte sia nella sua attività lavorativa sia negli aspetti scientifici e accademici sia nella sua visione dei beni culturali. Consapevole con Baltasar Gracian che: «Il primo passo verso l’ignoranza è presumere di sapere, e molti saprebbero se non pensassero di sapere».
Gia alcuni decenni fa defini il museo come un vero «strumento» di comunicazione attraverso parametri di educazione della reciprocità.
La Puglia e Bari dal punto di vista di una tecnologia della scienza applicata alla filosofia deve moltissimo a un personaggio che nella storia della cultura europea è riferimento. Gianfranco Dioguardi. La Puglia dovrebbe rendergli un grande omaggio.
Ha trasformato l’impresa in una scienza filosofica attraverso l’idea di cultura. Da molti è stata applicata. È stato un vero profeta nel campo dei beni culturali. L’idea dei Musei autonomi che possono fare economia nascono dal concetto di idee vissuti. A lungo ne abbiamo discusso in anni lontani.
In alcuni suoi scritti indicò il percorso del museo aperto. Un’idea di cultura partecipante con l’economia e la scuola. Ovvero con la progettualità del territorio come spazio vasto e con l’identità di quelle vocazione che risultano come risorse reali. L’impresa come una articolazione di modelli dentro le comparazioni sociali di una geografia che deve creare sviluppo e non solo ammirazione e meditazione.
Una valenza importante e profetica per la gestione di un patrimonio inteso come investimento. Un museo abitato, dunque. Ha sempre considerato i beni culturali come storia vissuta e beni da rivivere. Gianfranco Dioguardi, che ha scritto la Introduzione al mio «Magna Grecia e Europa in Carlo Belli» del 1993, partendo proprio dal concetto di economia dell’impresa ha letto, attraverso una visione che ha sintetizzato nel suo «Ripensare la citta» della edizione del 2001, il valore e il disvalore della città grazie a due idee portanti: la bellezza e la bruttezza. In fondo le città invecchiano come tutto invecchia e ci lascia intorno le rughe i solchi il tremore.
La sua è una formazione illuminista in cui il tempo della Ragione ci porta alla consapevolezza che se l’uomo invecchia i luoghi non restano immutabili. Una valenza prettamente scientifica in cui la stessa filosofia della scienza assume i contorni delle esistenze tra l’estetica e il caso. Prende come esempio e testimonianza Ange Goudar che lo contrappone all’Ancien Régime.
Entra sullo scenario ancora la storia con i fatti depositati e la cronaca. Problematica con la quale si era confrontato proprio quando penetra il «viaggio nella mente barocca» con l’imponente filosofo del XVII secolo Baltasar Gracian con la specificità della «astuzua» nelle civiltà. La scienza come filosofia ha il suo sguardo attento e speculare. Un impegno sul piano epistemologico necessario per attraversare la tradizione nella modernità. Il Settecento post il Gracian Barocco diventa sia un mistero che un enigma.
Proprio per questo Alessandro Volta resta un punto di riferimento per la filosofia della scienza. Sembra far suo un concetto proprio di Baltasar Gracian che duce: «Le cose seguono le loro vicende, e persino per l’eccellenza vi è una moda. Ma la sapienza ha in sé un vantaggio, ed è che è eterna, e se anche questo non è il secolo per lei, altri molti lo saranno». Ovvero l’uomo appartiene sempre al suo tempo. Poiché l’uomo appartiene al suo tempo bisogna fare sempre i conti con la vita che si vive e con il pensiero che ci contestalizza.
Quale potrebbe essere il rapporto tra idea e il pensiero? È dato dall’uomo che attraversa ogni società in transizione e dal momento che le società sono sempre in transizione anche i popoli pur con le loro identità vivono appartengono alla transizione.
Insomma Gianfranco Dioguardi e i suoi studi, oltre alle sue attività, è un punto di riferimento per comprendere un mondo che si lacera e muta. Una sistematicità che va oltre l’estetica stessa. La contaminazione tra impresa scienza e cultura sono luoghi di intelligenza applicati alla modernità delle innovazioni delle società che scavano nella antropologia ma sono il reale che abitiamo.
